È possibile “prevedere” il futuro in un libro, un racconto? Parlare di cose ancora sconosciute, ma probabili in un’altra era, in un altro mondo? Ray Douglas Bradbury, narratore e sceneggiatore americano ci prova.
Nasce nel 1920 in Illinois da una famiglia umile, e si diploma a Los Angeles, dove si era trasferito con i genitori durante il periodo della Grande Depressione nel 1934. Terminati i suoi studi superiori, decide di proseguire da solo, studiando i volumi presenti nella biblioteca del suo quartiere e mantenendosi vendendo giornali agli angoli delle strade.
È a Los Angeles che scopre il mondo della fantascienza che lo affascina fin da subito, tanto da pubblicare, nel 1947, racconti sulle riviste specializzate in questo genere (“Super Science Stories”,“Planet Stories”,“Pendulum”,“Thrilling Wonder Stories” “Weird Tales”,“The Candle”). Tra i suoi primi scritti, però, si trovano anche polizieschi e noir.
Il 1950 è l’anno che lo consacra come scrittore: pubblica “The Martian Chronicles”, romanzo che viene accolto con successo dal pubblico di lettori e che ancora oggi occupa un posto di rilievo tra i classici della fantascienza. La trama è semplice: dei terrestri partono alla conquista di Marte. Ma dietro la “banale” storia fantastica, c’è una forte critica all’incapacità umana di rinunciare al suo spirito di predominanza e distruzione.
Il suo successo continua e si espande l’anno seguente, nel 1951 quando pubblica il conosciutissimo romanzo “Fahrenheit 451”, portato sul grande schermo nel 1967 da Truffaut. Il romanzo, seppur pubblicato cinquanta anni fa, è lo specchio della società attuale, una società che vuole impedire la diffusione della cultura e che è guidata dai mass media (nel bene e nel male); una società che vuole evitare la libera riflessione e lo sviluppo di un pensiero critico nell’individuo che la abita.
Alcune fra le sue opere più importanti: “The October Country”, “The illustrated Man”, “A Medicine For Melancholy”, “The Machineries of Joy”, “I sing the body electric!”, “Something wicked this way comes”, e tante altre.
Importante ricordare anche la sua carriera come sceneggiatore cinematografico e televisivo: adatta molti suoi scritti per il teatro e collabora alla stesura della sceneggiatura dell’opera “Moby Dick”.
Bradbury ha introdotto un nuovo modo di fare fantascienza, che non si ferma al racconto o al districarsi degli eventi fini a loro stessi; l’autore denuncia un mondo di intolleranza, di rinnegazione di valori e completa aderenza al grande mondo della tecnologia, a scapito di una cultura più semplice, più quotidiana, che può essere quella di leggere un libro.
I protagonisti dei suoi scritti sono eroi, difensori della giustizia di tutti i giorni che tante volte viene a mancare, portatori di ideali che possono fare la differenza in un mondo di corruzione e solitudine.
Bradbury è venuto a mancare recentemente, il 5 Giugno del 2012, all’età di 91 anni.