Ai tempi di Facebook e WhatsApp mandarsi lettere e cartoline d’amore è considerato quasi ridicolo, fuori moda, obsoleto. Molti, però, provano un piacere particolare nell’aprire un foglio di carta riempito d’inchiostro d’amore. Il messaggio inviato dagli smartphone e ricevuto sugli android perde forse un po’ la magia e la tortura dell’attesa, evidenti nelle epistole amorose.
Honoré de Balzac, romanziere francese conosciuto soprattutto per la sua Commedia umana, ha scritto struggenti e appassionate lettere d’amore. Visse turbolente relazioni amorose con diverse donne, alcune molto più grandi di lui. Le sue lettere scritte alla contessa polacca Eweline Haska (The Letters Of Honoré De Balzac To Madame Hanska) sorprendono per l’intensità dei sentimenti e la musicalità delle parole, scelte con cura per rendere all’amata la passione amorosa e il dolore per la lontananza. “Non posso pensare a due idee differenti senza che il tuo pensiero si interponga fra loro. […] Questa non è vita, hai divorato tutto. Sopraffatto dall’amore, sentirlo in ogni poro della pelle, vivere solo di esso, eppure sentirsi consumato dal dolore, intrappolato nella tela di mille ragni”. Desiderio e dolore si fondono e mescolano nelle parole dolenti del romanziere francese che tenta di esprimere attraverso la sua arte quel sentimento che gli sconquassa il cuore.
Come Balzac, anche Georgia O’Keeffe scrive molte lettere, più di 5.000, allo storico d’arte e fotografo Alfred Stieglitz. Nella raccolta My Faraway One: Selected Letters of Georgia O’Keeffe and Alfred Stieglitz, troviamo alcune delle 25.000 pagine che questi due amanti si sono scritti per oltre trent’anni. In esse sono descritte scene della quotidianità più comune, tormenti ed estasi, distruzione e rinascita. L’angoscia per la lontananza, il dolore per la perdita e per l’ineluttabile corsa del tempo si confondono con momenti di gioia e serenità che colgono i due amanti quando sono insieme. Se lontani, Stieglitz vorrebbe fermare il ricordo e l’immagine di Georgia, bloccarla nel tempo, fotografarne “le mani, la bocca, gli occhi, la gola”, pezzi di corpo smontati dal ricordo. Lei, d’altro canto, vive in quel corpo che “è semplicemente pazzo nell’attesa di te e se non vieni domani non vedo come possa aspettarti oltre”.
La mancanza e il desiderio di rivedere la persona amata sono l’elemento costante anche delle lettere che Vita Sackville-West scrive a Virginia Woolf. Nella raccolta The 50 Greatest Love Letters of All Time curata da David Lowenherz, Vita è semplicemente “una cosa che vuole Virginia”. Nient’altro se non assenza e dolore permeano le epistole che la poetessa inglese scrive per Virginia. “Mi manchi, nel modo più umano e disperato possibile. […] Mi manchi più di quanto avessi mai potuto credere, pur sapendo che mi saresti mancata molto. Perciò questa lettera è semplicemente un urlo di dolore. […] Hai spezzato le mie difese e non provo rancore”.
Perdita e impotenza sono sentimenti che trapelano anche nelle lettere che Eleanor Roosevelt scrive a Lorena Hickok. La loro controversa relazione, durata per oltre trent’anni, è stata molte volte oggetto di speculazioni che lasciamo da parte. Nelle lettere della moglie del trentaduesimo presidente degli Stati Uniti, raccolte in Empty Without You: The Intimate Letters Of Eleanor Roosevelt And Lorena Hickok, traspare tutta la violenza di una mancanza che si fa feroce di giorno e assurda di notte, che annebbia la vista e il ricordo. “Provo a ricordarmi il tuo viso, a ricordare il tuo aspetto. È bizzarro come anche il più bel volto possa essere cancellato dal tempo. Ricordo i tuoi occhi sorridenti e quel neo poco sopra il contorno delle tue labbra”.
Mi manchi.