Arthur Schnitzler fu un acuto osservatore ed interprete della società viennese, della sua travagliata storia dalla ascesa gloriosa in tutta Europa sino alla distruzione dei suoi influenti personaggi. Vienna fu la sua città, il suo lavoro, la sua arte. Qui nacque il 15 maggio del 1862 in una famiglia dell’alta borghesia ebraica e fu indirizzato alla professione medica sull’esempio paterno, benché i suoi interessi ruotassero attorno alla letteratura. Fu in seguito alla dolorosa esperienza della morte del padre che Schnitzler decise di dare una svolta alla sua vita abbandonando il lavoro attivo in ospedale ed aprendo un piccolo ambulatorio, cosa che gli consentì di dedicare più tempo alla scrittura.
In realtà quando poteva, scriveva su foglietti e piccoli quaderni storie ,drammi o avventure ispirate non di rado al composito e variegato mondo dei suoi pazienti. Al 1888 risale il suo primo componimento, un’operetta teatrale intitolata “L’avventura della sua vita” che fu il primo di un ciclo di atti unici che avranno per titolo il nome del protagonista principale: “Anatol”. Abituato sin da piccolo a frequentare teatri e cenacoli letterari, Schnitzler trovò naturale dedicarsi proprio al teatro e numerose furono le sue commedie, alcune delle quali ancora oggi portate in scena in tutto il mondo. Nel 1895 con “Girotondo. Dieci Dialoghi” (Reigen.Zehn Dialoge) stupì e scandalizzò tanto che l’opera fu censurata prima in Austria e poi in Germania. Girotondo racconta una serie di incontri a sfondo erotico-sentimentale tra cinque coppie di svariata estrazione e status sociale; dalla prostituta, al soldato, dalla sarta, all’impiegato, alla nobildonna sino ad arrivare ad un conte. Dieci vite che si incontrano ed incastrano ma che non trovano via d’uscita dalla solitudine e dal dissidio interiore, sentimenti mascherati dai propri impulsi carnali. Lo scrittore viennese era stato capace di raggruppare in un caleidoscopio di immagini, una serie di tipologie umane ritratte nel proprio inconscio. Non a caso il Dottor Freud, con cui intrattenne molti scambi epistolari ,ebbe a dire a proposito di Schnitzler: “Così ho avuto l’impressione che Ella attraverso l’intuizione – ma in verità attraverso una raffinata autopercezione – sapesse tutto ciò che io ho scoperto con un faticoso lavoro sugli altri uomini. Credo, anzi, che nell’istinto Lei sia un ricercatore della psicologia del profondo, così sinceramente obiettivo e impavido, come nessuno prima di Lei» La sensibilità di Schnitzler nell’individuare ciò che si nasconde dietro la maschera che ciascun uomo e donna utilizza nelle proprie interazioni sociali, era impressionante per la naturalezza con cui descriveva i suoi personaggi e al contempo la potenza espressiva. Altro tema innovativo del suo stile è l’introduzione del monologo interiore. Questa tecnica sarà poi adottata nei primi del “900 da molti scrittori, tra questi Henry Bergson, James Joyce che parleranno anche di “flusso di coscienza ,e lo stesso Italo Svevo a proposito del suo Zeno Cosini de “La coscienza di Zeno”.
I personaggi schnitzleriani parlano in prima persona avendo come interlocutore proprio se stessi, in un ragionamento che li porta progressivamente, in alcuni casi, alla autodistruzione. Il monologo interiore è presente in quasi tutte le novelle e nei tre principali romanzi : “Verso la libertà” del 1908,”Therese, cronache di una vita di donna” del 1928, “Doppio Sogno” del 1925-26. Quest’ultimo negli ultimi anni ha suscitato notevole interesse per la trasposizione cinematografica del regista Stanley Kubrick nel suo “Eyes wide shut”. Sebbene rappresentasse la Vienna agiata ed annoiata agli albori degli anni “30, in Doppio Sogno vengono anticipate con profetica intuizione tematiche caratterizzanti la realtà dei nostri giorni: la doppia morale che si cela nella concezione del piacere amoroso dove visioni oniriche e vita reale sono legate da un labile confine; il ruolo di assoluta protagonista della donna, della quale viene superata l’immagine classica ed ipocritamente virtuosa di angelo del focolare domestico, devoto sostegno di mariti ossessionati dalla ricerca di nuovi piaceri sessuali, oppure oggetto essa stessa dei desideri virili.
Nonostante fosse schivo e riservato, Shnitzler cercò di non estraniarsi mai completamente dai salotti della società e dalla storia dei suoi tempi. Per questo prese parte con interesse al dibattito sull’antisemitismo che nel primo dopoguerra iniziò a serpeggiare in Germania Polonia ed Austria e scrisse il dramma “Il Professor Bernhardi”. Per questo ed altri saggi che denunciavano e quasi ridicolizzavano la propaganda anti ebraica, la Germania hitleriana censurerà gli scritti di Shnitzler definendolo “un ebreo indecente”. La vita di questo saggio quanto sensibile scrittore fu costellata di episodi dolorosi a cui reagì con grande dignità ma l’evento che più devastò la sua psiche fu il suicidio della figlia ventenne Lili. Un lutto che in qualche modo sublimò in alcuni dei suoi personaggi femminili come Else , protagonista de “La signorina Else”(1924) e Therese (Therese, cronache di una vita di donna, cit.).
Nel 1931 morì per cause naturali lasciando una eredità fastidiosa ma brillante per stile e tecnica emulata e rielaborata da scrittori, drammaturghi, artisti; tra questi Henrik Ibsen, Thomas Mann e Gustav Klimt.