Ti sarà caro il mio parlare quando tornerò alla terra
con il gesto naturale del sole che tramonta
quando l’inverno imbrunerà le tue rime
e il tepore dei corpi sarà lontano.
Allora sentirai il tempo rintoccare come nuovo
incessanti i giorni seguire le notti
e guerreggiare i mesi con le stagioni.
Questo violento cessare riprendere fuggire
sarà disperazione che segue dolore e pena.
Allora tu
che avrai il tesoro dello scrigno perduto
il seme della spiga calpesta
il frutto del fusto inerme
custodiscilo dentro di te
proteggilo dal tempo e dalla decadenza
sii ancora scrigno spiga e fusto
e il mio dire sarà parlare
il mio palare sarà sentire
sicché tu sentirai battere più forte della pioggia d’Agosto
l’acqua sulle finestre e sulla terra:
io ti nutrirò d’amore
perché dai miei vermi sorgano rose.
Finalista nella Sezione Poesia in Lingua Italiana alla XXIVa Edizione 2012 del Concorso Internazionale “Accademia Giuseppe Gioacchino Belli” di Roma e pubblicata nella relativa antologia