Non bisogna trattare male i dilettanti, ci consiglia l’autore a metà del romanzo. In fondo si divertono, ammette, senza saper molto di ciò che fanno. Il consiglio appare convincente, perché sopraggiunge in un momento di sosta della narrazione, nella quale tutto è malinconico e non ancora tragico; ma l’autore è anche un furbastro, la sua esortazione sembra addirittura suggestiva, ma al contempo non dice nulla. I dilettanti, protagonisti ne Le affinità elettive, nonostante l’aver distrutto un giardino e banalizzata una composizione musicale, hanno osato di più, hanno tentato di fare esperimenti coi sentimenti umani, e questi sfuggono sempre di mano a tutti. Quando poi entra in scena una dilettante tumultuosa, irrefrenabile, invadente e prossima a diventare moglie, ci saranno momenti di inusitato piacere ma destinati a concludersi in una disgrazia irreparabile. Morale: va bene essere indulgenti, anche coi dilettanti, ma la tragedia non arriverà da sola e sarà causa di scelte sbagliate. Scelte, appunto, dilettantesche.
Romanzo tra i più rappresentativi del Goethe narratore, uno dei momenti più alti di tutta la letteratura tedesca dell’800, Le affinità elettive, pubblicato nel 1809, risulta un oggetto di grande caratura ma di difficile collocazione. Opera romantica, pre-romantica, o di contrapposizione, quindi di passaggio?
Di sicuro non vi sono personaggi eccezionali. Goethe propone quattro persone dal valore medio, a volte goffi a volte eleganti, a tratti esilaranti ma anche patetici, coi loro pregi e i loro difetti. Genuini e ricchi di sfaccettature, ma nessuno di loro è un genio. Edoardo è un pasticcione, un impulsivo, prende decisioni precipitose e rovinose; Ottilia lo ama, ma lo strazia come sono strazianti le sue esecuzioni al pianoforte; poi il buon senso di Carlotta, conformista coi paraocchi che prende decisioni decisamente discutibili e che rovinano sempre qualcuno o qualcosa; infine il Capitano, ricambiato dall’amore di Carlotta, forse l’unico che potrebbe essere definito un uomo tutto d’un pezzo. In realtà ognuno di loro ha dei meriti: Edoardo è coraggioso e generoso, ed è un folle innamorato; Carlotta sbaglierà molte cose, ma il senso della ricerca che solo lei possiede è segno di grande sincerità; Ottilia, invece, l’ultima della classe, appassionerà per la sua gentilezza ed è più amabile del quartetto.
Nell’Amore Romantico, gli amanti vedono il mondo intero attraverso la persona amata. Ognuno dei due fa lo stesso nei confronti dell’altro. Di conseguenza nasce un’esigenza di superamento dei confini, un non fermarsi mai all’esperienza immediata, con una volontà e una forza d’animo che esige il tentativo di concentrare il mondo esclusivamente nell’oggetto tanto amato e desiderato: un mondo nuovo che andrà arricchendosi delle esperienze reciproche. L’Amore del Romanticismo oscilla tra il dinamismo maschile, forza incessante e progressiva, e la concretezza femminile, dedita all’osservazione e alla complessità dei nessi. Questo amore, col tempo, verrà emarginato, visto come irreale, senza corpi, fin troppo sentimentale e solo sognato. Al di là delle banalizzazioni che molti spudorati si sono concessi di fare al riguardo, il problema di quest’amore è che pretende troppo. La vita non è fatta di eroi, la realtà è più modesta e assai meno gradevole di quanto si pensi. I romantici videro giusto in moltissime cose, ma la realtà sembra decisamente più ostica. O forse, coi tempi che corrono, siamo noi stessi diventati meno coraggiosi?
In ogni caso la passione amorosa tramuta, ci trasforma, ed è essa stessa a voler essere sconfinata. La passione travolge tutto, non conosce alcun limite, e aderisce alla natura umana. Non si può dire che Goethe scrisse Le affinità elettive in opposizione o in polemica coi Romantici, perché in quanto a passioni e sentimenti questi hanno avuto ragione più degli altri, ma il mondo che ne viene fuori, sotto molti aspetti, è antitetico al Romanticismo. Nel mondo di Goethe le cose non vanno verso l’infinito. Non vi è logica, non vi è quel dinamismo oggettivo che nasce dall’unione dell’uomo con la donna. Nel suo mondo, la donna non è capace di collegare i nessi, non è attenta, è sbaglia ripetutamente. Forse più dell’uomo. In Goethe tutto è più semplice, perché tutto è più triste e incerto. Inoltre il “dinamismo oggettivo” è diventato più una scusa, un alibi per l’uomo contemporaneo. Continuamente dominati dalle dinamiche sociali, non riusciamo a comandarle né politicamente, né economicamente. La crisi che stiamo vivendo è causata tanto da colpe esterne quanto da colpe interne, da quelle che più ci riguardano intimamente, e tutto va avanti per necessità e per caso, citando lo stesso Goethe.
Nonostante tutto, l’Amore non è mai meno Amore. Le affinità elettive è IL romanzo d’Amore di questi tempi, perché è essenzialmente il romanzo di una crisi che si crea tra gli esseri umani, che vogliono scontare il dolore di una forza irreparabile, così devastante da essere sublime, quindi inconcepibile. Opera di quest’epoca, di questa crisi che ci ha prima accerchiato e che ora ci sfugge e vuole metterci da parte. La più straordinaria pagina si ha verso la fine, quando il lettore aspetta la tragedia che deve avvenire e che farà di tutto pur di avvenire. I due amanti si ritrovano più amanti di prima. Non c’è tocco, non c’è parola, non c’è sguardo. Si attraggono soltanto.
L’enigma del mondo sta lì, a un passo. Ma ci si entra da dilettanti.