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Politici e cittadini, collaborando, devono rilanciare Napoli

Due eventi di cronaca differenti tra loro ma che hanno un filo conduttore: il continuo mancato rilancio della città di Napoli. Sto parlando della manifestazione tenutasi la settimana scorsa a Napoli organizzata dalla Confcommercio del capoluogo campano che ha visto protagonisti molti commercianti protestare contro la zona a traffico limitato, e del sequestro operato dai carabinieri delle aree dell’ex Italsider e dell’ex Eternit di Bagnoli a seguito di un’indagine della Procura di Napoli che ipotizzerebbe il reato di disastro ambientale.

Partiamo dal primo evento. C’è malcontento tra alcuni commercianti di una parte del centro storico di Napoli interessata alla zona a traffico limitata. A detta loro, per colpa proprio della ztl, gli affari, che già in periodo di crisi non vanno benissimo, sono peggiorati ulteriormente. Da qui l’idea di organizzare un corteo di protesta culminato però, in un lancio di bombe carta operato da alcuni ‘infiltrati’ che non perdono occasione di sfogare la propria violenza. Il punto è che è un’assurdità che una manifestazione prenda la piega di una guerriglia urbana con cariche della polizia e feriti tra i partecipanti al corteo. Così come trovo un’assurdità non accettare la ztl in una parte del centro storico di Napoli che non può essere oggetto quotidiano di file di automobili, di caos metropolitano, di auto parcheggiate in doppia fila. I centri storici delle maggiori città italiane e di quelle europee sono chiusi al traffico, non vedo perché Napoli non debba seguire questo trend. È pur vero che nella zona interessata serve un piano regolamentatore del traffico. E magari invece di organizzare tale corteo, si poteva presentare alla giunta De Magistris una soluzione unanime ipotizzata dagli stessi commercianti. E invece ho la sensazione che la protesta così come è stata svolta, per colpa anche di imbecilli che non c’entravano nulla, non sia servita a molto.

Bisogna incominciare a organizzare proteste costruttive, nelle quali, pur trovandosi in contrasto con le Istituzioni, si deve cercare una collaborazione con le stesse. Così come devono essere accettate determinate novità che hanno l’obiettivo di migliorare la città di Napoli; certo devono essere sempre perfezionate, ma per questo serve la partecipazione costruttiva della cittadinanza. Su tale punto ho trovato molto interessante l’articolo di Arnaldo Capezzuto, pubblicato su ‘Il Fatto Quotidiano’, il cui titolo dice tutto: “Commercianti contro la Ztl ma mai contro le camorre”. Insomma, se i cittadini di Napoli incominciano a unirsi per questioni davvero importanti, possono trovare finalmente un punto di svolta.

Arriviamo ora all’altro evento, ovvero il sequestro delle aree di Bagnoli, luogo del disastro di ‘Città della Scienza’. La Procura di Napoli ha ipotizzato il reato di disastro ambientale e sono indagati 21 ex dirigenti della società ‘Bagnoli Futura’ più altri di alcuni enti locali. L’indagine dovrà svolgersi ovviamente, ma una cosa è sicura: Bagnoli è l’emblema del mal funzionamento delle Istituzioni locali che da un ventennio a questa parte non sono state in grado di dare un nuovo volto a Bagnoli, dando vita solo ad un vero e proprio disastro. Per quanto i buoni cittadini si possano impegnare, senza una buona politica, non si va da nessuna parte.

E qui arriviamo al filo conduttore dei due eventi: cattiva politica e cattiva partecipazione attiva della cittadinanza. Da anni queste due situazioni vanno a braccetto causando solo il continuo stallo della realtà partenopea senza che questa trovi uno sbocco positivo. I due eventi citati sono facce di una stessa medaglia, medaglia che potrebbe essere di oro puro e raffinatissimo e che invece continua ad essere di un materiale grezzo e deforme. Il circolo vizioso deve interrompersi e servono uomini di buona volontà, politici e cittadini, che gettino davvero le basi per un futuro migliore.

Da anni però le situazioni sembrano ripetersi, ma una città come Napoli non può continuare a stare in ginocchio così come non può continuare a non trovare la forza per rialzarsi. O peggio ancora, a non trovarne il coraggio.