Pretend you are happy when you are blue/ it isn’t very hard to do…”
È grazie ad una nuova traduzione di Mimma De Petra, che una volta ancora assaporiamo la dolcezza malinconica di Murakami Haruki. Si dice che il tempo muti le storie, che scavi un solco tra ciò che era e ciò che è. Se lo scrittore non resiste alla prova del tempo, se le sue parole volano via troppo presto, la sua era solo la chimera di una stagione che non ha avuto la forza di convincere il lettore. Ma Murakami il tempo lo conosce, o almeno sembra conoscerlo come un amico di vecchia data, e come tale lo dilata e lo restringe a suo piacimento, sospendendo le sue storie in un limbo surreale, impalpabile, pure maledettamente cinico.
“A sud del confine, ad ovest del sole”, due punti opposti, contrastanti, ma interconnessi, imprescindibili. Se ad est c’è il concreto, il confine, il desiderio carnale, quella passione che incendia Hajime, e lo spinge fino alla parte più oscura di sé, ferire gli altri per ferire il proprio io; ad ovest c’è il sogno, l’irrealizzabile, l’idea che una parte mancante dell’essere possa essere riempita da un amore incensurato, non rovinato dalle piccolezze del corpo, semplicemente puro. Ed è questa dicotomia spiazzante a rendere la vita di Hajime un’attesa continua. Perennemente combattuto tra il desiderio di sentirsi unico e la solitudine della sua anima, sconosciuta anche a sé stesso. Essere figlio unico diventa ossessione e orgoglio. La ribellione del sentirsi libero dagli altri e allo stesso tempo la paura di non essere compreso, lo tormentano, lo rendono apatico, vive senza più vivere, perché avverte l’inesorabile indeterminatezza della sua vita, come un peso da cui non è possibile liberarsi.
Murakami rende con delle note chiare, a volte leggere come carezze, altre più intense, quasi struggenti, il tormento del suo protagonista, sempre alla ricerca di un vuoto da riempire, combattuto tra la sua immagine riflessa e l’incertezza di saperla riconoscere. Solo la memoria di un amore fresco e giovane lo scuote come una scossa elettrica, ricordandogli di essere stato di una materia concreta, in una vita lontana, quando il nome delle emozioni non era definito. E tutto si muove in un ondeggiare continuo, una musicalità palpabile, che si perde nella voce di Nat King-Cole, sotto la pioggia o nelle strade di Shibuya. È la caratteristica di questo romanzo, che Einaudi mette a disposizione sul portale Pinterest, compresa di colonna sonora e frasi tratte dal libro. Dal 1992, al portale web del 2013, Murakami ha resistito all’erosione del tempo, grazie anche anche ad un lavoro ben fatto che gli ha concesso nuova vita.