San Severino è un paese e non si parla d’altro che della sciagura avvenuta ieri notte. Ottantacinque anni portati egregiamente, a quel che dicono i conoscenti. Pieno di energie, sempre in giro a bordo del suo Ape a fare commissioni. Era cosi tanto in forze, Marcello De Rosa, che lavorava ancora la terra e allevava gli animali. Improvvisamente, il dramma, disumano e fuori da ogni logica. Certo, il fatto che aggiunge una sfumatura ancora più paradossale al dolore, sta nel bottino che gli assassini hanno ricavato dalla loro azione. Pochi soldi, qualche gioiello, sostanzialmente bazzecole.
Ci sono due strade nella vita: quella che conduce al bene e quella che porta al male. La scelta non sempre dipende dall’uomo; ci si può trovare, da padre di famiglia e uomo modesto, a diventare il factotum di un mafioso senza avere arbitrio. Si diventa un bamboccio nella rete del circuito della malavita ed uscirne è quasi impossibile. Michele Catania ci riesce. Torturato dall’essere testimone di atroci delitti, lascia che la sua coscienza prenda il sopravvento sulla paura, iniziando così ad aiutare le vittime del mafioso Bagarella a scampare ad una morte certa. La sua vita però è destinata ad essere altrove: messosi in pericolo da solo deve lasciare la Sicilia; va a vivere in un paesino delle Marche divendendo un ex mafioso pentito collaboratore di giustizia.
San Severino è un paese piccolo e tranquillo; balza subito agli occhi di tutti la presenza di questo misterioso eremita, andato a vivere lì presso la proprietà della famiglia Mariani. A chiedere alla famiglia di affittare l’appartamento al certo Francesco Albini, era stato il carabineire Antonio Pisacane, andato di persona a casa dei Mariani a chiedere il favore senza dare troppe informazioni circa l’identità dell’inaspettato inquilino. I Mariani non avevano bisogno di entrate extra ma piuttosto di ricambiare il favore ricevuto qualche tempo prima dal carabiniere, che , trovata la loro figlioletta appartata con un uomo sposato a fumare una canna, aveva riportato direttamente la giovane a casa evitando di portarla in caserma. La notizia aveva fatto, in breve tempo, il giro del paese, tra i chiacchiericci e le perplessità degli abitanti. Un altro fatto, certamente più sconvolgente, si verifica poco tempo dopo: Marcello De Rosa, ex maresciallo in pensione, invita Luigi De Rosa ad andare a casa del padre, vicino di casa dell’ex maresciallo, perchè insospettito dalla mancanza dei rumori provenienti di solito da quell’abitazione. Ciò che scopre Luigi De Rosa è agghiacciante.
Alle ore 17: 30 circa del 24 ottobre 2003, De Rosa Luigi, avvisato telefonicamente da un conoscente che era passato presso l’abitazione ove vivevano i suoi genitori, del fatto che gli stessi non erano in casa e che la porta d’ingresso era semiaperta e presentava vistosi segni di effrazione, si recava presso tale abitazione rinvenedo, all’interno della camera da letto, il padre, De Rosa Marcello, disteso sul letto, privo di vita, e la madre, Stucchi Maria, accasciata a terra davanti all’armadio, in evidente stato confusionale.
Una rapina: ottocento euro trovati in un comò, un’aggressione brutale, un omicidio e una anziana donna imbavagliata e legata. Tutto questo a poco più di un chilometro di distanza dal’abitazione dei Mariani, ora casa di Francesco Albini ( nome ovviamente dato a Michele Catania dalla polizia). Il libro comincia dunque ad infittirsi di personaggi ma purtroppo la trama resta un pò carente. C’è la storia vera alle spalle di tutto, c’è la conversione di un uomo, c’è il suo passato che ritorna doloroso attraverso flashback che aiutano il lettore a far luce sul protagonista. Purtroppo però della vita in quel paesino delle Marche, viene detto poco; l’omicidio, i sospetti, i veri colpevoli; e poi ancora Michele in ospedale, Michele e sua moglie, Michele e il figlio Tommaso.
Perchè non essendo un uomo mafioso, non volevo che con questo mio comportamento che dovevo purtroppo tenere per trincerarmi e salvaguardare altre persone, lo stavo diventando e questo mi dava molto fastidio. Io voglio che mio figlio non abbia un papà mafioso; in qualsiasi modo possa essere chiamato, l’importante è che non abbia un papà mafioso.