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Sono sicuro che lui potrebbe parlarne mille volte meglio di quanto possa fare io; ma in questo momento dorme, come al solito.
Dormire è la fuga più comoda per scappare da questo mondo – dice; è la scorciatoia per la morte, quella bella e desiderata, con un notevole vantaggio: la certezza del paradiso – che a volte può essere un inferno, ma non importa. Ciò che conta è che lui, come unica cura al dolore del vivere, ha trovato la terapia del sonno. Non che soffra di chissà quale malattia; è solo scorato dinanzi a un’esistenza oltremodo aggressiva, troppo pesante da sopportare, troppo maligna d’assecondare. E così dorme, per trovare sollievo a tutti i mali che quand’è sveglio lo pungono senza pietà. Dorme per dimenticare, per non pensare, per regalarsi una vita facile in cui non può soffrire. Il sonno è la sua dolce salvezza, unica consolazione sempre a portata di mano. E quando ci pensa, sorride.
Resta l’inconveniente del doversi svegliare – quest’è certo. E quell’esatto momento in cui riapre gli occhi – prim’ancora di dimenticare il sogno, prim’ancora di ricordare tutti i suoi dolori – è il più simile alla morte, quella atroce e disgraziata.
Lui vi avrebbe fatto capire, ma dorme ancora.