Jacques Prévert, poeta e sceneggiatore francese, nasce a Neuilly sur Seine il 4 Febbraio del 1900.
Già da piccolo è amante della lettura e dopo aver terminato gli studi, all’età di quindici anni inizia a vivere di piccoli e umili lavori, fino al 1920 quando sarà chiamato ad iniziare il servizio militare. Qualche anno dopo, entrerà in contatto con il movimento surrealista, incontro che segnerà non poco le sue future opere.
Prévert nell’arco della sua vita, ha sempre avuto una forte passione per il teatro: tra il ’32 e il ’36 collabora con la compagnia “Gruppo d’Ottobre”, facente parte della Federazione Gruppo Operaio, nata con lo scopo di promuovere il teatro sociale. Ed è proprio per questa compagnia che “inventa” il motto “Marche ou crève” , “Marcia o crepa”.
Nello stesso periodo inizia a lavorare per il cinema, scrivendo testi e sceneggiature per importanti film francesi, e canzoni, che verranno interpretate da cantanti che in quel periodo riscuotevano molto successo, e permettendo alle canzoni di Prévert di godere di un certo riconoscimento.
Lo scoppio della guerra lo costringe a lasciare Parigi, dove ritornerà nel 1945 riprendendo la sua attività teatrale e mettendo in scena un’opera alla quale collaborerà un grande artista, Pablo Picasso.
Un tumore ai polmoni gli sarà fatale: Jacques Prévert muore l’11 Aprile del 1977, a Omonville la Petite, dove si era trasferito per vivere la sua malattia in tranquillità.
Tra le sue opere più importanti troviamo “La Bataille de Fontenoy”, opera teatrale messa in scena a Mosca nel ’33, “Gran bal du Printemps”, una raccolta di poesie, e “Fatras”, uno dei suoi ultimi libri. Ma l’elenco è molto lungo: “Paroles” (1946), “Spectlacles” (1951), “La pluie et le beau temps” (1951), “Histoires et d’autres histoires” (1963), “Arbres” (1976) e l’opera pubblicata dopo la sua morte nel 1980 “Soleil de nuit”.
La critica non è mai stata di un’unica opinione sulla poetica di Prévert: definito poeta “antiletterario”, è stato adulato e ripudiato, per la sua sincerità troppo spesso pungente, per la sua poetica ricca di polemica anarcoide, bistrattato per aver riportato la poesia a una “poesia da dirsi più che da scriversi”.
Con Prévert c’è quindi un ritorno alla poesia orale: lui ama le parole, vi si affida completamente, e lo stesso amore vuole donarlo ai lettori attraverso le sue poesie.
Quando si leggono le poesie di Prévert, non si può che innamorarsene: sono testi fatti di parole e sentimenti, lettere e cuore. Toccano tutti gli argomenti: l’amore, la guerra, l’indifferenza, l’immaginazione, la fantasia, la realtà. I personaggi prevertiani non sono anonimi: sono donne e uomini che hanno perso l’amore e desiderano ritrovarlo, che hanno problemi da risolvere, potenti padroni a cui rendere conto, persone che cercano una via d’uscita, un modo per sfogarsi e piangere per le delusioni, le paure, le angosce.
E tutto ciò, non è quello che vorremmo noi al giorno d’oggi? Ritrovare un amore perduto, riabbracciare un figlio andato in guerra, piangere, sfogarsi e liberarsi delle sofferenze di un marito che neanche più ci guarda, di un mondo dove i ricchi hanno la meglio sui più poveri, dove tante volte vorremmo che la fantasia prendesse il sopravvento sulla realtà?
Jacques Prévert è uno tra i pochi scrittori che non perderà mai la sua attualità, parla di ieri, oggi e domani, perché racconta di persone, delle loro vite reali. E fin quando un autore parlerà di ciò, il lettore non potrà fare a meno di leggere, trovare risposte e talvolta consolazione in una, apparentemente, semplice poesia.