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La passione del diavolo

Considerare il bene e il male come due entità che viaggiano parallele o, se volete, come due forze che esprimano una il contrario dell’altra, è un pensiero tanto superficiale quanto poco realistico. Affermare poi che la scelta tra le due derivi solo dalla volontà personale di rispettare o meno l’etica e la morale è addirittura poco onesto e anche meno convincente. A non esserne convinto è Michail Bulgakov,  che con il romanzo “Il Maestro e Margherita”,  pubblicato postumo nel 1967,   scardina i paletti del semplicismo e delle comodità di quelle teorie. E lo fa senza preamboli, quasi dovesse dare sfogo all’ossessione di arrivare subito nel cuore del problema.

L’apertura dell’opera,  infatti,  mostrando una molteplicità di stili ( grottesco il primo capitolo e solenne il secondo ),  da spiazzare anche il lettore più erudito, costituisce già quella cellula narrativa che smonterà il concetto degli opposti rendendo tanto credibile quanto sfrontato quello dell’unione tra bene e male. A rafforzare ancora di più l’idea di  questa unione contribuisce non poco l’iniziale citazione del Faust di Goethe : “ …Dunque tu chi sei ?”-  “Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”. Questa forza ( il diavolo, s’intende …) si materializza in uno degli incipit letterari più venerati ed affascinanti che si conoscano.  Appare a due scrittori che, seduti in un caldo tramonto primaverile su una panchina di un parco moscovita, stanno enunciando le prove dell’inesistenza di Gesù Cristo. Lui però ( il diavolo ) non è d’accordo…Gesù è esistito e come! Quale prova di questo si assiste increduli nel secondo capitolo alla vera e propria narrazione del Vangelo secondo Satana. Sì, perché lui era presente all’interrogatorio del nazareno da parte di Pilato e ne da ampia testimonianza ai due letterati presentandoci un Cristo inedito,  in alcune sfumature,  ma non  distante dai racconti delle Sacre Scritture. Un Cristo stranamente loquace, lui stesso unico rimedio contro l’emicrania di Pilato, ma buono e misericordioso come da tradizione. La trovata dell’anticristo che racconta senza inganni la parabola del Messia  è il simbolo della simbiosi di quelle due realtà solo apparentemente antitetiche. Bulgakov ha saputo accantonare le facili idee del dualismo bene-male e ha dato voce ad una intuizione tutta sua, coraggiosa, scomoda, rivelatrice di una realtà contraddittoria e complessa. Igor’ Vinogradov nel 1968 scriveva che le circostanze che portano a scegliere il male “ non possono essere altezzosamente ignorate dall’alto di un astratto moralismo  come se fossero qualcosa di inessenziale….”  I problemi della colpa e della responsabilità non possono essere esaminati unicamente nella sfera della moralità interiore dell’uomo. C’è molto di più…. è un mondo difficile !