Era il 1990 e Succiso, piccolo paese dell’Emilia Romagna, non se la passava bene. La realtà locale stava collassando, la vitalità dello stesso paese stava terminando. Le varie attività commerciali stavano chiudendo, pochi i clienti per cui lavorare. Poi la svolta: dare vita ad una ‘cooperativa di paese’ o ‘cooperativa di comunità’ con trentatré soci, sette dipendenti fissi ed altri stagionali. Spiega Dario Torri, presidente della coop ‘Valle dei Cavalieri’, in un’intervista al quotidiano ‘la Repubblica’ che ha dedicato un’intera pagina alla realtà di Succiso.
Forse somigliamo ai kibbutz, perché anche qui l’associazione è volontaria e la proprietà è comune. Certamente, dopo più di vent’anni, possiamo dire di avere fatto una cosa importante: abbiamo salvato il paese. Stipendi sui 1.000 euro al mese, che sono più alti di quelli di città perché non hai l’affitto da pagare. I soci invece sono tutti volontari. La nostra è stata una scoperta semplice: in un paese spopolato, un’attività singola non può reggere.
Ci vuole un legame fra tutte le iniziative. Noi siamo partiti dall’ex scuola elementare che era stata chiusa perché aveva solo otto bambini. Qui abbiamo costruito la bottega di alimentari, il grande bar, una sala convegni che in inverno diventa la piazza del paese, un agriturismo con venti posti letto e un ristorante. Ma abbiamo capito che, oltre alle cose indispensabili, bisogna offrire anche le eccellenze. E così ci siamo messi a produrre il pecorino e la ricotta dell’Appennino reggiano. Sessanta quintali l’anno, venduti in bottega o serviti al ristorante. E abbiamo costruito anche la ‘scuola di montagna’ per insegnare ai giovani che i monti non sono solo piste e skilift ma anche boschi, alpeggi, rifugi e camminate con le ciaspole alla ricerca di pernici e caprioli.
La scelta è stata vincente calcolando che la coop ‘Valle dei Cavalieri’ fattura 700.000 euro l’anno per un totale di 1,5 milioni investiti in venti anni. In tal modo il paese è stato tratto in salvo proprio dagli stessi abitanti del luogo. Ora tutti sono impegnati nelle proprie attività e la cooperativa è il motore che manda avanti l’esistenza del paese. Quest’ultimo è conosciuto anche all’estero in quanto il professor Naonori Tsuda, docente di economia all’università di St. Andrew’s di Osaka, si è recato proprio a Succiso per degli studi che compie sulle ‘cooperative di comunità’ di tutto il mondo.
Certamente la realtà di Succiso, paese che conta sessanta abitanti durante il periodo invernale e mille d’estate, rappresenta un’esperienza non contestualizzabile in altre realtà che contano diverse migliaia di abitanti. Ma la storia di questo paese deve essere di esempio per vari borghi d’Italia molto caratteristici che però rischiano di diventare spopolati nel giro di pochi anni. Spesso sono piccoli paesi magnifici dove gli stessi abitanti, forse, non hanno mai pensato di unire le forze per dare nuova linfa vitale alla propria realtà. Ricercare una cooperazione anche con i paesi limitrofi potrebbe salvare i piccoli centri del nostro stivale.
‘Cooperazione’… una parola difficile per noi italiani.