“Confessioni di un barman” è un romanzo scritto a quattro mani da Paolo Marini e Mirco Cavalli, due giovani ragazzi di Prato. Paolo è un barman e lavora nel suo locale, a Firenze: il Viktoria lounge bar; Mirco è uno chef. Dall’introduzione leggo che l’idea di scrivere questo libro è venuta ai due nel bel mezzo di una notte di fine estate. Due amici, una notte d’estate, il progetto di condividere qualcosa di importante come una storia messa nero su bianco: tutto molto poetico. E anche il libro è scritto bene, è scorrevole e –per molti versi- piacevole. L’unica nota stonata , a mio parere, è una certa superbia del protagonista, Cuper Bennati, figlio di un’americana e di un pratese puro sangue. Cuper comincia la sua esperienza a New York; qui impara il mestiere di barman e decide in che direzione orientare la sua vita. Dalla grande mela giunge a quella che egli stesso definisce “la piccola mela”: Firenze. La vita di Cuper è arricchita da numerosi viaggi in giro per il mondo, che gli permettono di ampliare conoscenze, allargare orizzonti e imparare a conoscere più culture. Quello che si concede in ogni viaggio è un amore passeggero, capace di lasciargli sulla pelle e nell’anima qualcosa di nuovo. Ogni persona è un mondo a sé, ognuna ha qualcosa da offrire. Cuper riesce a cogliere i caratteri essenziali delle sue donne con un solo sguardo, riesce ad abbinare ai loro stati d’animo drink particolari e non fallisce mai una volta. E la cosa è tanto bella quanto paradossale. Cuper non è solo un barman, in questo libro si improvvisa anche psicologo e abile conoscitore dell’animo umano. La sua è una smisurata empatia, poco realistica, che in qualche modo blocca l’empatia del lettore, la inibisce. Ciò non toglie che la storia riesca a strappare qualche sorriso e forse un po’ d’invidia per questo novello Hank Moody che sa far scivolare via i vestiti di una donna con poche parole. Sicuramente la cosa che ho amato di più è la soundtrack del libro: non c’è un solo pezzo sbagliato! Ebbene sì, anche un libro può avere la sua colonna sonora e questa qui merita davvero. Poco importa se probabilmente di tipi come Cuper Bennati se ne contano sulle dita di una mano; se sono pochi gli uomini che possono vantare avventure erotiche come le sue o viaggi a destra e manca. L’antipatia che si può avere verso un tipo così, spavaldo e –sicuramente- fortunato, può essere glissata concedendosi questa storia senza farsi troppe domande, godendo della leggerezza e della libertà che Cuper ha imparato a usare come armi per affrontare il suo viaggio nel mondo.
La vita è un’avventura, vivila.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è gioco, giocala.
La vita è fortuna, creala.