Letteratu.it

4:20 p.m.

Photo by nerdontheinside

La tivvù resta accesa: fa la cantilena. La mia birra è sempre a destra, lei è lì a sinistra. Seduti sopra un letto fattosi tappeto, calpestato da impronte d’ogni tipo. Il sole è troppo spavaldo per entrare, così lo castighiamo per metà. La finestra è a bocca aperta: fa caldo forte qui in città.

Distrattamente parliamo e ci ridiamo addosso, mischiando bocconi e discorsi ad incastro. Catene di parole fluenti costruiscono argomenti disegnati con perizia da manuale; edifichiamo sacrosante ragioni che poi svaniscono in un lampo: giusto il tempo di un altro giro.

Passami il tabacco se vuoi una sigaretta. La ceneriera è troppo distante; l’acqua è addirittura in cucina.

E capita, ad un tratto, che non basta la parola. Serve un suono, un ritmo nuovo.

Facciamo musica ricreando il paradiso, che visto da fuori sembra un inferno. Con l’illusione della grazia, non c’è niente d’improbabile: nemmeno l’impossibile. Il volere diventa dovere, la passione unico credo, la creazione incombenza finale.

Sono le quattro e venti del pomeriggio. Che per noi, poi, significano estate. Come quando l’odore ti conduce senza visto in un mondo recinto nell’asfalto bollente del passato. Dove stiamo bene come in sogno.

E ti vien voglia di fumare.