Quella del racconto è un ‘arte a sè. Un capitolo a parte del complesso mondo della prosa. E’, o meglio, dovrebbe essere, capacità di sintesi, di considerare in uno spazio esiguo un evento, un momento della vita che però abbia valoro significante, assoluto. Universale.
Dodici esordienti , dodici racconti di giovani esordienti. E’ questa la formula di Italian Shorts, una raccolta di storie che attraversa tutta la Penisola avendo come filo conduttore l’Italia e le sue contraddizioni. Si comincia con Un mattino all’Ikea dove il giovanissimo Umberto De Marco, utilizzando la prima persona, dà voce ai pensieri di un giovane che finita da poco la scuola e sicuro dei voti altissimi, nonostante alla maestra “cozza” non stia poi così simpatico, va con il padre al magazzino dell’Ikea dove regna il design economico tuttavia nient’altro che “un enorme mobilificio, strutturato con le fattezze di un centro commerciale, nel quale convergono i più svariati tipi di esseri umani, che si illudono che quello che vedono sia vero design”. Per il bambino, l’Ikea sembra essere una gigantesca scatola blu e gialla contenente pezzi di Lego. La gita tra mobili, cuscini e posate si fa più interessante; si vive attraverso gli occhi di un bambino fra i litigi dei genitori, il parcheggio per bambini che proprio non sopporta perché teme che lì smontino pure lui e lo restituiscano alla madre in uno scatolone che poi dovrà rimontare a casa da sola fino ai tappeti che nella sua fantasia diventano volanti. Il consumismo e l’omologazione del gusto vengono spiegati attraverso il candore di un fanciullo che, così come il padre esce a mani vuote dal centro commerciale per aver dimenticato il reso a casa, il bimbo esce sconcertato da questo mondo vuoto che vive esclusivamente sulle apparenze delle tendenze del momento. Dall’Ikea di Umberto si passa, qualche pagina dopo, al call center di Giacomo Savani; Trascorso è il titolo del suo racconto. Poche pagine che riescono a descrivere pienamente la crisi di chi passa da un lavoro all’altro con frustrazione: call center prima, promoter di acqua e gas poi. Palliativi, lavori temporanei che riempiono poco le tasche e svuotano l’anima; inventare una scusa, un’otite media cronica per licenziarsi dal primo incarico e scendere a compromessi poco nobili per portarsi a casa un contratto, per la fornitura congiunta di elettricità e gas, firmato dalla bella signora col viso rotondo e con la casa accogliente poi. Filo conduttore tra l’uno e l’altro il senso di disagio provato da solo, la notte, rabbrividendo nel letto al pensiero di dover affrontare un’altra giornata di lavoro precario come quella appena trascorsa. C’è poi il racconto di Giovanni Lo Monaco Colonne materne, la storia di un uomo di cinquantacinque anni senza lavoro, senza un futuro che vive ancorato alla sua madre anziana.
Fra un po’ mi ucciderò. Ma non le dico questo. Le dico: “Mamma, sto per uscire!”. “Non fare tardi. Mi raccomando” mi risponde dalla cucina. E allora vado. Questa volta ho deciso di provarci con alcol e mefedrone.
Qui la situazione è ancora più drammatica: il protagonista vuole morire; ci ha provato due volte ma sono stati goffi tentativi che l’hanno avvilito ancora di più. Di notte, vicino a un parcheggio ci riprova, incontrando amici del momento, dei giovanissimi ragazzi che oltre ad essere vestiti allo stesso modo, fanno le stesse cose: sniffano, fumano, bevono.
La raccolta Italian Shorts è un contenitore di esempi, di vita sfumata, frustrata, corrotta e senza speranza. Voci di donne, uomini e giovani che sembrano gridare nel vuoto, il vuoto che hanno dentro. La scrittura si adatta alle situazioni, ai personaggi diventando ora eclettica, ora scarna, ora estrema, ora sottile ma conservando in ogni parola la verità del suo ruolo di testimone.