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Testimonianza di una donna che ha subìto la mutilazione genitale

05/03/2013
Andrea CenicolabyAndrea Cenicola
2 min read
Tags: ambienteAsmaaatrocitàCoranodeidiversidoloredonnadonneEgittoesserefesta della donnafesta della donna 2013Figlie dell'Islam-La rivoluzione pacifica delle donne musulmaneGiornata internazionale della donnaIslamLilli Grubermutilazione genitalereligionesanguesitestimonianzatradizionevillaggio
Testimonianza di una donna che ha subìto la mutilazione genitale

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In occasione della prossima ‘Giornata internazionale della donna’ vorrei presentare le parole pronunciate da Asmaa, ragazza originaria di un villaggio della regione dell’Assuan, nel Sud dell’Egitto, riportate da Lilli Gruber nel suo libro Figlie dell’Islam-La rivoluzione pacifica delle donne musulmane, edito nel 2008. La giornalista incontra la ragazza che le racconta del giorno in cui subì la mutilazione genitale.

Non ho mai visto tanto sangue. Avevo quattro anni, quando una mattina mi presero insieme a una dozzina di bambine del villaggio e ci portarono da una mammana. Nessuno ci aveva avvertito di quello che ci attendeva. Ma siccome ero la decima, capii che mi aspettava qualcosa di terribile: sentivo le grida atroci delle bambine che mi avevano preceduta. Quando venne il mio turno ero terrorizzata. Ci vollero tre donne per tenermi e per farmi stendere a terra. Mi allargarono le gambe a forza, poi arrivò la mammana con una lama di rasoio e incominciò a tagliarmi il clitoride. Devo ritenermi fortunata perché non ha utilizzato un coccio di bottiglia, come fanno tante altre.

Ho urlato per il dolore insopportabile, per il sangue che scorreva a fiumi. Ne perdevo tantissimo e le donne, per chiudere la ferita, hanno usato un pugno di erbe. Certe volte utilizzano ceneri calde o i fondi del caffè. Ho sanguinato per due giorni, e per settimane quando andavo in bagno avevo delle fitte tremende. Tre delle donne che mi hanno mutilata sono morte, la quarta è ancora viva. Non sono mai riuscita a guardarle negli occhi, le odiavo troppo. Almeno non ho contratto infezioni, ma spesso le bambine muoiono. Mi piacerebbe sapere cosa ne è stato di quel pezzetto della mia carne. Di solito avvolgono i clitoridi asportati in un fazzoletto di stoffa bianca e li sotterrano sulle rive del Nilo, perché il fiume è un simbolo di fertilità.

Tutte le sue quattro sorelle sono state mutilate, così come tutte le donne della sua famiglia e tutte quelle del villaggio. La pratica è diffusa in 28 Paesi del mondo. Si continua a leggere nel libro della Gruber che “L’escissione viene presentata in modi diversi, a seconda dei casi: un rito di passaggio all’età adulta; una norma da rispettare se si vuole essere accettate nel proprio ambiente; un’affermazione di femminilità, poiché il clitoride assomiglia a un pene in miniatura ed è necessario asportarlo se una donna vuole essere veramente tale; un elemento di igiene intima, se si considerano le possibili infezioni sessuali. Alcuni religiosi musulmani, in particolare in Egitto, hanno assicurato che è prevista dalla legge divina. Il fatto che il Corano non vi faccia mai riferimento non sembra turbarli”.

Quest’ultima frase è molto significativa, in quanto spesso religiosi musulmani fanno riferimento a leggi divine che sarebbero scritte nel Corano, quando invece si tratta soltanto di antiche tradizioni obsolete, nella maggior parte dei casi totalmente discriminanti nei confronti delle donne, che andrebbero eliminate per sempre. La stessa lettura del Corano fa cadere tutti i falsi assunti che noi occidentali crediamo facciano parte della religione islamica. Sulla testimonianza dell’atrocità subita da Asmaa, qualunque mio commento sarebbe superfluo.

Fra tre giorni, al di là di gesti simbolici e belle parole, per favore, riflettiamo su ciò che continua ad accadere lontano dai nostri occhi.

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