Emily Dickinson, ovvero la poesia incarnatasi donna. Eroina del suo tempo poiché fuggendo convenzioni ed uno stile di vita impositivo, scelse di andare controcorrente. Americana del Massachusetts, nacque nel 1830 in una villetta vittoriana della cittadina di Amherst. Suo padre Edward era un noto Avvocato e futuro fondatore della Università di Amherst, la madre Emily devota alla gestione del menage familiare.
Emily era seconda di tre figli ed il fratello maggiore Austin e la sorella Lavinia di tre anni più piccola furono per lei un importante riferimento affettivo ed epistolare. Intorno ai 25 anni, qualche tempo dopo che il padre le impose di abbandonare gli studi superiori al South Hadley prese una decisione che sconvolse gli equilibri familiari.
Non soltanto come reazione piccata al gesto paterno, ma anche per l’incipiente desidero di raccogliersi in solitudine a coltivare la sua più grande passione, scelse di vivere nell’anonimato, ovvero in semi clausura. Emily Dickinson visse in isolamento nella sua camera al secondo piano della villetta di Amherst ma non fu mai un eremita!
Pur decidendo di occuparsi solo di poesia, si dedicò a lunghi ed accesi colloqui epistolari con amici e familiari. Intervenne attraverso la sua personale interpretazione, nel dibattito storico-culturale attorno alle vicende della Guerra di secessione americana (1861-1865) spesso con l’ausilio di metafore.
Per la natura nutrì un amore quasi paragonabile a quello che ebbe per la poesia.
Dalla sua finestra che dava su un bosco poteva quasi dialogare con quel mondo amico e quasi magico:
“Natura è la più gentile delle madri,
con nessun figlio impaziente
Il più debole, il più ribelle
Il suo monito pacato
Nella foresta e in collina
Dal viaggiatore è udito.
……
“Nature as feeling”, è in questo dualismo che si compenetra che si spiega il suo rapporto con la natura e un po’ come in Giacomo Leopardi, paesaggio e sensazione si fondono in un concetto metafisico, quasi animistico. I critici del “900 hanno definito le sue poesie ed epistole precursori dell’ermetismo e del simbolismo sebbene in Francia la corrente simbolista si fosse già diffusa nel finire del XIX secolo. Ovviamente Emily non poteva conoscere mode e tendenze europee visto che fu quasi del tutto estranea alla società.
Un altro elemento distintivo delle sue qualità fu l’ironia. Non volle mai pubblicare le sue poesie sebbene sua cognata ne fece pubblicare due a sua insaputa. Era fortemente contrariata dall’atteggiamento talvolta pomposo di alcuni scrittori e poeti statunitensi a lei contemporanei; per questo in una sua poesia gioca con se stessa scrivendo “I’m nobody”:
Io sono nessuno
E tu chi sei?
Sei nessuno anche tu? Allora siamo in due.
Non dirlo, potrebbero spargere la voce.
Che grande peso essere qualcuno.
Così volgare come una rana che gracida il tuo nome
Tutto Giugno ad un pantano in estasi di lei
Al successo ed al rischio di contaminazione, preferì l’isolamento ed a questo tema si ricollega un’altra celebre poesia: Fu questo un poeta. Altri due temi ricorrenti nelle sue opere furono l’amore e la morte.
Del primo ne parlò in molti componimenti come in Cuore lo dimenticheremo! ed anche Se tu venissi in autunno. Tuttavia l’amore di cui parla è da intendersi su un piano universale e sembrerebbe non avere un destinatario preciso; eppure alcuni biografi hanno attribuito in Emily sentimenti platonici mai corrisposti verso due uomini che le furono molto vicini: Samuel Bowles, direttore dello Springfield Daily Republican ed il Giudice Otis Lord.
La morte condizionò non poco la sua vita. Prima la perdita dei genitori dopo lunga malattia e da lei accuditi amorevolmente. Con la morte del nipotino Gilbert nel 1883 e di Otis Lord un anno dopo, la salute ed il morale furono scalfiti pesantemente. In lei prevalse una certa stanchezza e male di vivere che non riuscirono però ad allontanarla dai suoi componimenti che assunsero in quegli anni una connotazione più malinconica ma sempre stilisticamente perfetta:
Rifletto: il mondo è breve
e l’angoscia – assoluta –
molti soffrono.
E con questo?
Rifletto: potremmo morire –
la vitalità più intensa
non può impedire il decadimento.
E con questo?
Emily si spense al mattino del 15 Maggio del 1886 nella sua camera di Amherst. Probabilmente in cuor suo sapeva che i suoi pensieri, le sue stille poetiche ,non sarebbero rimaste nel buio dei suoi cassetti.
La sorella Lavinia infatti trovò suddivise in foglietti ben 1775 poesie che assieme alle numerose epistole e ad altri componimenti donati ad alcuni amici dalla stessa Dickinson, rappresentano la grande eredità di questa straordinaria poetessa entrata “cum laude” nella storia della poesia anglo americana del XIX secolo.
Sorprende pensare che in Italia solo negli anni “80 del secolo appena passato si sia iniziato a parlare delle sue poesie grazie ad alcune traduzioni edite da note case editrici nazionali. Così attuali, stilisticamente interessanti, questi componimenti sono ormai un vero cult senza tempo e a ben riflettere, nella sua camera fu libera; in quella camera esplorò i confini del cuore ed è stata libera di sviluppare il suo genio!
“Non Rosa, eppure mi sentivo in fiore, Non Uccello – eppure fluttuavo nell’Etere”.