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“La Venere dei terremoti”: il romanzo del drammaturgo Manlio Santanelli

Ami domani chi ha già amato,

ami domani chi ancora non ha amato.

da La veglia di Venere, Anonimo del IV sec. d.C.

Un fiume in piena. Un tornado variegato e coinvolgente. Un libro che si lascia leggere velocemente, senza pause. Una prosa che ricorda un po’ quella gaddiana: vocaboli desueti, termini popolareschi, italiano e napoletano che vanno a braccetto.

Questo e tanto altro è il libro di Manlio Santanelli, “La venere dei terremoti”. Classe 1938, Santanelli è uno dei più apprezzati drammaturghi italiani; laureato in Filosofia del Diritto (la sua formazione contagia senza dubbio la lingua usata per il romanzo), ha lavorato per alcuni anni alla RAI nel settore prosa fino ad approdare alla scrittura teatrale. In questo romanzo, l’autore tiene per mano gli eventi e i pensieri del protagonista solo nelle prime righe; poi li lascia liberi di correre e svilupparsi senza costrizione alcuna.

Il protagonista è il tristanzuolo geometra Luigino Impagliazzo; egli perde letteralmente la testa per una procace donna intravista sulle scale del Rione Sanità: Fortuna Licenziati. Santanelli si diverte a giocare sull’ambivalenza semantica del nome. Fortuna, ma tutt’altro che fortuna nella vita del grigio Luigino. La bellissima femmina, che al sol vederla impietra ogni uomo, è anche la compagna di uno dei boss del quartiere. Un amore immediato (forse sarebbe più corretto parlare di passione), che sembra destinato a restare nella condizione di pura fantasia. Il geometra si consuma, giorno dopo giorno, nel pensiero fisso di una donna che non potrà possedere. Amore, quindi, e malavita. E ancora Napoli, nelle sue contraddizioni e nei suoi cliché. Sarà il destino, però, ad aiutare l’anonimo geometra partenopeo: Albino Marra, il temuto boss, muore assassinato e alla bella vedova non resta che cercare qualcuno per essere consolata. Dopo approcci timidi e insistenze della femme fatale, Luigino cerca di coronare il suo sogno all’albergo Excelsior, l’unico luogo veramente all’altezza della sua amante; l’unico luogo simbolo di un desiderio troppo alto e pericoloso per un ometto come lui, abituato a ben altro. E come un ciclista che cade a pochi centimetri dal traguardo, così al geometra l’irruzione della storia impedisce l’unione completa con la donna tanto desiderata. 23 Novembre 1980: Napoli è colpita dal terremoto e i due amanti sono sorpresi a letto dalla calamità. Fortuna, da brava popolana, attribuisce all’evento significati metafisici e, sentendosi corresponsabile della tragedia, decide di allontanarsi da Napoli per dare piacere ai malati terminali dei paesi colpiti da guerre e catastrofi. Il fugace amore viene troncato; Luigino non si riprenderà più, schiacciato dagli eventi.

Con una lingua trasgressiva, coinvolgente, originale, Manlio Santanelli riassume in ottanta pagine Napoli, nella sua luce e nelle sue infinite ombre.