… Nel resto post-combinatorio del mio anti-giubile rinchiudo le mie gambe con jeans colorati di curry, fascio le finestre con pali: sortilegi metropolitani predicono un uomo notturno fortemente morto nel mattino. I pali accattati dalla casa di un mulinante Burroughs necroforo della porcheria di un pluviale ordine pessoiano.
Ammannite!!!
Sparecchiare la tavola!!!
Ancora molte notti del mammifero che mangia con le mani, a pranzo.
Ora il pulviscolo plana catturando la gravità, chiusa, soffocata da anidride carbonica meschinamente infoiata nel Tribunale dell’Eremo Casalingo.
Barili, dal di fuori, lottano con i guanti tagliati del re Mida negro, strofinante pietre focaie sulle forche. La rientranza come buco per sacrifici urbani. Butta cazzi di gomma, buttate una inquietudine, buttate ossicini di ali di pollo, buttate petrolio oceanico dagli occhi, buttate il favore di Dio-Neon, buttate la mia vox urbana, buttate l’avversità di una giornata di profluvio con un bambino in regalo, buttate l’atto sessuale che porta al feto, buttate le donne gravide, buttate la capsula per meno-soffrire, buttate il pilone con cornacchie fischianti ai culi del nugolo dell’uggia, buttate l’autunno con l’estate, con la morte estiva con la morte invernale con la morte prima delle 18:00… Buttatemi di peso prima di credermi mio padre “morto” ( con fantasia), quando lo pensavo da piccolo vicino alla gola senza saggina per strozzarsi.