Contaminazione vuol dire mescolanza, vuol dire sovrapposizione, incrocio di forme diverse da cui risulta una forma nuova.
Creare cose nuove a partire da qualcosa di già esistente è una tecnica sempre originale, e d’altra parte sperimentata lungamente: se mescoli il giallo al blu ottieni il verde, se mischi le uova al succo di limone ottieni la maionese, se fondi il genere tragico con quello comico ne ottieni un altro.
Allo stesso modo, se unisci la passione per i libri alla passione per il caffè ottieni il caffè letterario. Non si tratta di un aroma non ancora diffusosi nei bar italiani, ma di un’innovazione, di un’attività che va’ affermandosi pian piano come una realtà particolarmente fruttuosa.
E’ come se unissimo abitudini apparentemente lontane, ma accomunate dalla tradizione. Gli italiani, bevitori di caffè per eccellenza, e lettori non abbastanza appassionati, ma di sicuro disposti a farlo, se indirizzati coi giusti mezzi, hanno la possibilità di appropriarsi di un habitat ad hoc.
L’hanno capito i librai Colonnese e Pisanti, i quali hanno proposto e deciso di fondare a Napoli il Caffè Letterario del Teatro Mercadante. All’interno della compagine teatrale nasce quindi ‘Libri&Caffè’, che ha aperto le porte a partire dallo scorso 1° febbraio ed è stato realizzato con materiali in cartone interamente riciclato per l’arredo: mobili, librerie, scaffali, tavoli.
Il caffè letterario offre inoltre la presentazione di libri – con cadenza settimanale.
Di fronte alle svalutazioni culturali che sempre più prendono piede, la scelta di rivisitare il luogo di fruizione della lettura in questi termini appare una scelta sicuramente interessante: il lettore appassionato altro non cerca se non un posto accogliente in cui potersi rilassare, in cui poter gustare quelle pagine cui è tanto devoto, magari accompagnando il tutto con quella intrigante fragranza di caffè nell’aria. Ma, sentimentalismi a parte, si dimostra una scelta audace, in “tempi di crisi” – come li definisce il direttore artistico Luca de Fusco – specie se a fare da sfondo ci sono cifre non indifferenti (si parla di 5,6 milioni di euro) corrispondenti ai crediti che il Teatro Mercadante vanta nei confronti del Comune di Napoli.
Presupposti simili hanno contraddistinto anche la scelta di tre giovani donne – Antonella Masella, Claudia e Barbara Lacitignola – in cerca di un lavoro che canalizzasse studi e interessi personali: ‘Cibo per la mente’ è il caffè letterario che hanno fondato e aperto lo scorso novembre 2012 nel borgo antico di Taranto, puntando su mostre, concerti di musica, e chiaramente su ospiti e presentazioni letterarie.
Gli esempi continuano. Come non ricordare ‘Caffè Letterario’? Il noto luogo di scambio interculturale creato nella zona degli ex Mercati Generali a Roma? La decisione di conciliare attività commerciale e attività culturale non può che rivelarsi vincente, dal momento che si tratta di uno spazio polifunzionale di circa mille metri quadrati che funge da libreria, luogo di consultazione libraria all’interno di sale lettura, oltre che da bar, e da centro di esposizione di opere diverse, dal disegn contemporaneo alle arti visive al cinema alla musica.
Anche a Bergamo ricordiamo il Caffè Letterario, esperienza unica nel panorama bergamasco, situato nel centro storico della città bassa e costituito da una fornita libreria, da cui si accede al bar, alla sala conferenze e al giardino interno.
Quando il tempo è quello della fretta e i caffè si prendono al volo, quando si leggono libri in piedi nell’autobus e non sembra esistere uno spazio idoneo ai nostri bisogni, l’idea che esistano posti che sembrano ritagliati per noi rincuora; e non può che rievocare alla mente vecchi ricordi che sono storici e letterari e così vivi, ancora oggi, da non poter essere trascurati. Le Giubbe Rosse di Firenze, ad esempio, teatro di dispute come quella tra futuristi e vociani, che ha ospitato personalità come quelle di Montale, Campana, Luzi, tra i tanti. Oppure il Caffè Pedrocchi, meglio conosciuto come il ‘Caffè senza porte’ di Padova, prestigioso punto d’incontro frequentato da intellettuali, studenti, accademici, uomini politici. O ancora il Tommaseo di Trieste, punto di ritrovo di letterati e artisti, che ospitò mostre e concerti.
Non tutti però sono stati destinati alla medesima sorte, e molti dei caffè storici italiani sono diventati semplice attività di ristorazione, o mausolei di memorie sulla via del dimenticatoio.
Se anche i nuovi caffè attraverseranno un percorso da meteora non ci è dato sapere, chiaro. Ma ci auguriamo che su di essi si rivolga l’attenzione intellettuale (e non solo) di tutti.