Si avvicinano le elezioni, proliferano le trasmissioni con dibattiti politici, i vari protagonisti delle campagne elettorali cercano di fare quante più presenze possibili nelle varie trasmissioni televisive, si fanno appelli alla cittadinanza di andare a votare, di partecipare alla vita politica del Paese. L’appello principale è sempre rivolto ai giovani i quali, in queste occasioni, ridiventano il futuro dell’Italia, il motore del progresso del Belpaese. Peccato che però più di 20.000 studenti che si trovano all’estero secondo il programma universitario ‘Erasmus’, non potranno votare. Il motivo è alquanto singolare. “Difficoltà insuperabili” si legge nella nota di Palazzo Chigi. Poi si specifica meglio che ci sono state problematiche di “Tempo e di praticabilità e, soprattutto, di costituzionalità nel selezionare unicamente gli studenti ‘Erasmus’, escludendo tutti gli altri soggetti che si trovano all’estero per ragioni di studio, ma senza una borsa ‘Erasmus’, come nuova categoria di elettori temporanei”. Anche qui abbastanza contorta la motivazione. Insomma, bastava ragionarci prima e permettere sia agli ‘Erasmus’ che agli studenti fuori sede senza la suddetta borsa, di partecipare attivamente alla vita politica del loro Paese dal quale si sono allontanati temporaneamente.
Invece come al solito, fra le righe, io ci leggo il classico ‘Ci sarebbe piaciuto ma non ce l’abbiamo fatta, sarà per la prossima volta’. D’altronde effettivamente non c’è stato tempo per pensare a tutti i ragazzi che sono all’estero per motivi di studio. Qui in Italia, i partiti devono preparare le mitiche campagne elettorali dove esaltare sempre di più la figura del proprio leader, preparargli una bella propaganda; ai vari staff partitici ormai, non interessa più il discorso che farà il loro capo, essi annuiranno ed obbediranno al leader. Insomma di questi tempi i partiti sono svuotati del loro impegno politico come s’intendeva una volta, dove all’interno dei quali c’era un vero dibattito politico, c’era un confronto reale con il capo del partito che collegialmente prendeva decisioni e organizzava l’agenda secondo le reali esigenze degli elettori. Altri tempi… adesso siamo approdati al ‘leaderismo’, il leader è il fulcro di tutto, attorno alla sua figura ruotano le sorti del partito, con il suo carisma può portare in auge o far perire miseramente le sorti della propria fazione. Poi se in televisione fa bella figura, ancora meglio.
E così torniamo da dove eravamo partiti, ovvero dal fatto che migliaia di studenti, che sono definiti il futuro della società, non potranno esprimere le loro preferenze. Poco importa. Nelle settimane scorse, soprattutto sui social network, si è espressa molta delusione, qualche politico ha avuto la brillante idea di esprimere rammarico per tale decisione ma l’ha fatto solo per attaccare la fazione opposta, siamo sempre in campagna elettorale e si devono pur sempre ottenere voti, ma poi alla fine tutto ritorna come prima. Qualche indignato ci sarà stato, come sempre, ma passato il giorno e dopo averne dibattuto su qualche pagina Facebook creata ad hoc, è tornato ai suoi impegni quotidiani.
Però il Consiglio dei Ministri si è anche augurato che la “Prossima riforma elettorale tenga in debita considerazione le esigenze dei giovani temporaneamente all’estero per ragioni di studio e di lavoro”. Il problema di questa frase risiede nella parola “riforma”… non credo che la nostra classe politica abbia bene in mente il vero significato di tale termine della lingua italiana.