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“chi diav…! Zio!”
“ciao Claudio, tua madre é uscita ed io mi sono offerto di farti compagnia mentre era via”
“so badare a me stesso, grazie”
“non ho mai detto il contrario, su, non devi prepararti?”
“si, certo, vado…”
“puoi anche farlo qui, non devi avere vergogna di tuo zio”
“non é questo, é solo che non sono abituato, papá stava tutto il giorno a lavoro e tu sei qui, senza muoverti…”
“tuo padre era un brav uomo, credimi, io l’ho conosciuto bene, ma evidentemente non gli é stato concesso tempo sufficiente ad insegnarti tutto, tra uomini é una cosa normale, se te ne vergogni hai qualcosa da nascondere”
“D’accordo, oggi non ho proprio voglia di pensare ad altro”
Dopo circa mezz’ora Claudio uscí per andare a scuola, salutó lo zio con una stretta di mano, era sudata come anche la sua fronte. entrambi rimasero in silenzio,poi si separarono.
Ogni tanto, distrattamente, ripensava alle storie dei suoi amici su qualche lontano parente che si affezionava fin troppo al proprio nipote, tanto da sfociare in qualcosa di malsano, ma in fondo quelle erano famiglie deviate, senza la minima ombra di educazione e fuori dal mondo. A lui, si convinceva, non sarebbe accaduto mai.
Quel giorno Claudio rincasó prima del solito, la professoressa aveva deciso di star male, e in fondo a lui non dispiaceva poi così tanto: insomma, non era mica il Ministro dell’Istruzione, lui!
Aprendo la porta di casa, poté immediatamente distinguere il profumo della carne che cuoceva lentamente nel forno, tuttavia la signora Marta, la madre, non era lí in cucina, ma al piano di sopra.
“Mamma, sono a casa!”
Nulla
“Mamma, non si mangia oggi?”
“Claudio, chiama subito aiuto, no!”
Un tonfo secco.
“Ahhhh, fermo! No!”
“Mamma!”
Claudio si precipitó per le scale, non sapeva cosa lo attendesse, sentiva solo il bisogno di aiutare la madre in pericolo, salì le scale a quattro a quattro e finalmente arrivó fuori la camera da letto, la porta era socchiusa, gli bastò spingerla leggermente con i polpastrelli: la scena che si presentó era a dir poco raccapricciante.