“Devi vivere febbrilmente in una biblioteca. Le università non ti saranno di nessun aiuto se non sei cresciuto e hai vissuto ogni giorno della tua vita in una biblioteca”.
(Ray Bradbury)
Abbiamo scelto queste parole per manifestare, ancora una volta, quanto sia viva la nostra volontà di continuare ad informare sulla situazione precaria che oggi vivono molte biblioteche in Italia e non solo. Infatti, il problema delle chiusure dei punti di lettura pubblici riguarda diverse nazioni europee, non soltanto la nostra penisola. Alle proteste di questi giorni e dei mesi scorsi in Italia, a partire da quella più recente di Torino nel quartiere San Salvario, dove centinaia di lettori sono scesi in strada con sedie e libri e si sono messi a leggere, fanno eco quelle di paesi come Francia, Inghilterra e Spagna, in cui milioni di lettori sono coinvolti in campagne di protesta contro i tagli ai fondi per le biblioteche pubbliche di quartiere. In un articolo recente apparso su Le Figaro, si dibatte sulla situazione delle biblioteche nella capitale francese. Amministratori e responsabili citano la sempre minore affluenza da parte dei cittadini e i tagli ai fondi per la manutenzione e l’acquisto di nuovo materiale come cause principali per la decisione di chiudere alcuni centri di lettura. Inoltre, la ripetitiva giustificazione secondo cui oggi si legge su tablet e ipad, va sempre di moda anche Oltralpe. “La biblioteca è un affare pubblico” ribatte l’Associazione dei Bibliotecari di Francia, che a sostegno delle biblioteche nazionali ha promosso qualche mese fa un convegno per promuovere l’accesso al sapere pubblico e alla rivalutazione del patrimonio cartaceo nazionale.
Se ci spostiamo oltre Manica, in Inghilterra la situazione non è certo migliore. Già due anni fa l’amministrazione Cameron aveva paventato la possibilità di chiudere 450 biblioteche pubbliche per tagli alla spesa. Da allora, centinaia di proteste si sono susseguite, con diversi flash mob e sit-in per tutta l’Inghilterra, come a Sheffield e Islington (The Guardian). Successo ha riscosso di recente la campagna promossa da alcuni squatters e volontari di un quartiere a nord di Londra che ha portato alla riapertura della biblioteca di Friern Barnet (The Guardian). Agli inglesi i tagli indiscriminati non vanno proprio giù e, lo scorso novembre, una commissione dei Commons ha reso pubblici i risultati di un rapporto secondo cui la chiusura indiscriminata di biblioteche pubbliche per far fronte alla crisi potrebbe essere una misura illegale in quanto infrangerebbe “il dovere legale di fornire un servizio bibliotecario efficiente” ai cittadini (The Guardian). Anche tale relazione, tuttavia, mette l’accento sul sempre decrescente numero di visitatori che le biblioteche inglesi registrano ogni anno. Quasi a titolo di smentita, però, in molte contee dell’Inghilterra, a Bolton, Lewisham e sull’isola di Wight, molti cittadini hanno deciso di prendere in mano la situazione e di riaprire le biblioteche comunali come volontari e a proprie spese (The Guardian). Inoltre, il 9 febbraio è prevista la giornata nazionale a favore delle biblioteche (reduce dal successo dello scorso anno) durante la quale convegni e celebrazioni pubblici verteranno ancora una volta sul tema della salvaguardia dei luoghi di lettura. In Scozia, invece, tale festa si terrà il 2 febbraio e per l’occasione, alla biblioteca Mayfield in Dalkeith, i lettori potranno imparare a ballare la lap dance e giocare a ping-pong usando i libri anziché le racchette (The Guardian). Cosa non si fa per la cultura e per invogliare i lettori ad usufruire delle biblioteche!
Se per i sudditi di Elisabetta II la battaglia è ancora aperta, anche quelli di Juan Carlos I di Spagna vivono giorni, per non dire mesi, di trepidazione, per la chiusura di molti luoghi pubblici di lettura. Anche qui, a causa della crisi finanziaria, i tagli per far fronte al pareggio del bilancio pubblico sono stati effettuati, anche se solo metaforicamente, alle pagine dei libri e riviste contenuti in diverse biblioteche pubbliche del paese. Non ultima quella di Granada e di Las Palomas, a Zaidin, la seconda riaperta da poco dopo una dura protesta da parte dei cittadini, non solo per le strade, ma anche sui media e i social network. A riprova che web, tablet, ipad e chat non sono i veri responsabili della svalutazione del supporto cartaceo, ma anzi, un valido strumento per portare avanti la lotta per il sapere e la cultura.
Fonti:
The Guardian: http://www.guardian.co.uk/books/2011/feb/05/library-closures-coalition-cuts-writers-protest
The Guardian: http://www.guardian.co.uk/books/2012/nov/06/library-closures-unlawful-commons-committee
The Guardian: http://www.guardian.co.uk/books/2012/sep/11/squatters-reopen-friern-barnet-library
The Guardian: http://www.guardian.co.uk/books/2013/jan/18/library-pole-dancing-midlothian-class
The Telegraph: http://www.telegraph.co.uk/culture/books/booknews/9659215/The-last-page-for-libraries.html#
Le Figaro: http://www.lefigaro.fr/culture/2013/01/14/03004-20130114ARTFIG00675-quel-avenir-pour-les-bibliotheques-de-quartier.php
The Guardian: http://www.guardian.co.uk/books/2013/jan/15/libraries-crisis-worse-sheffield-islington
http://www.publiclibrariesnews.com/
http://www.nationallibrariesday.org.uk/
In Spagna: http://nocierrebibliotecadelzaidin.blogspot.co.uk/
In Francia: http://www.abf.asso.fr/2/22/247/ABF/manifeste-la-bibliotheque-est-une-affaire-publique