L’anima mia che ha tristezze d’aurora
e di tramonto, e il gusto della morte,
non più tenuta viva da illusioni
piange sommessa al clamoroso mare
come un fanciullo triste, abbandonato
senza difesa a tutti i suoi terrori.
Ma quando il sole un riso di rubini
mi semina tra i solchi della fronte,
spiegano i sogni un volo di gabbiani!
Persa in un mondo di gocce d’azzurro
e di freschezza verde, annego in questo
mare più dolce dell’oblio l’angoscia
cupa degli anni tardi, in cui presento,
rammaricando, che il mio tempo è morto
Che L’Italia si inchini di fronte alla morte di uno dei suoi pilastri.
Giovanna Bemporad fa parte di quelle grandi personalità italiane del ‘900: la voce delicata, l’italiano perfetto, una grammatica precisa e una vocazione quasi fideista alla letteratura. Elio Paglierini, suo allievo, l’ha definita “musicale fin negli ingorghi più intrigati delle viscere”. Amica fraterna di Pasolini, arriva alla fama con una brillante traduzione dell’Odissea: poema al quale ha dedicato la vita, di cui, tuttora, non è ancora stata pubblicata la versione definitiva. La sua morte, la settimana scorsa, non ha suscitato, purtroppo, l’eco dovutale. Ma chiunque si mette al servizio della Musa è consapevole che l’Alloro gli verrà consegnato solo dai posteri.
La poesia che vi presento oggi fa parte di “ Esercizi. Vecchi e nuovi” pubblicato nel 2011, un testo ripreso dopo 63 anni. La prima edizione di quest’opera reca il titolo di “Esercizi. Poesie e traduzioni”, contenente poesie ma soprattutto traduzioni di una giovane Bemporad. L’opera è stata poi ripresa, sessant’anni dopo, “restaurata” con l’aggiunta di numerose poesie che affiancano, con il ruolo di aiuto-interpretazione, le pesanti traduzioni. Tuttavia, alcune traduzioni della prima edizione sono state tagliate a favore dell’opera creativa della poetessa veneta, per cui ci ritroviamo a leggere alcune delle più belle poesie degli ultimi anni. Sebbene, rispetto alla prima edizione, alcune immagini siano del tutto nuove, le tematiche restano pressappoco le stesse: l’ansia della morte in primis.
L’ombra per una vita che s’interrompe è una componente tipica anche della produzione giovanile: un’ansia che sarebbe giustificabile se ricondotta ad una donna anziana, ma che, allora, quando era solo una ragazza, suscitò una certa inquietudine occultata, tuttavia, dal suo evidente genio. Le sue poesie, soprattutto le ultime, sono piene di toni oscuri, pesanti di malinconia. Quella di oggi si presenta come una poesia molto intima, che dà voce all’anima, a un intimità spaventata. Nel testo assistiamo ad un vero e proprio cambiamento di tono e di prospettiva: da un inizio cupo, quasi avvilente, si passa ad una serenità ricercata, raggiunta tramite una sofferta rassegnazione. È il percorso che fa l’anima quando capisce che il suo tempo in un solo corpo è terminato.
Persa in un mondo di gocce d’azzurro
e di freschezza verde, annego in questo
mare più dolce dell’oblio l’angoscia
cupa degli anni tardi, in cui presento,
rammaricando, che il mio tempo è morto.
Con un movimento discorsivo molto fluido la Bemporad ci offre scenari, quali il tramonto, l’alba e il mare, che rievocano una fine e un inizio, il cambiamento infinito e la vita, che continua a rinnovarsi, giorno dopo giorno. L’accenno al volo dei gabbiani, al sogno che sotto i raggi del sole prende il volo e plana con gli uccelli, rimanda all’anima che è pronta, nonostante l’ansia e l’ombra della morte, a viaggiare con i sogni. A volare via, lì, proprio verso il sole.
Ed è nel mare, nell’acqua, nella culla della vita, che annega l’angoscia, lasciando che questa paura si perda nell’oblio dell’infinito. Resta una donna, sola, in riva al mare e in riva alla sua vita, che si dichiara pronta. Resta una donna, al di là della sua vita passata e tormentata, al di là della sua fama letteraria, della sua lotta come donna nata alla fine degli anni ’20, che si lascia andare, che lascia andar via con le onde le sue paure.
La morte ha i colori del tramonto, dell’alba e del mare: ha uno strato di rosso, come l’amore e come il sangue che ti avvelena e purifica; ha una striscia di giallo, come i fiori e come il sole che riscalda ogni cosa, ha il viola dell’incanto e l’azzurro del mare, dell’infinità del mare.
Questo, tutto questo, nel cuore di una sola donna.
Nel cuore di Giovanna Bemporad.
Nel cuore della Poesia.