Noi Tersite Rossi abbiamo scritto due romanzi. In entrambe le occasioni abbiamo organizzato un tour di presentazione, con circa cinquanta date. Ed è maturata in noi l’idea che esistano tre luoghi in cui presentare un libro senza cedere alle logiche del profitto: le biblioteche, le associazioni e le librerie indipendenti.
Sono tante le presentazioni che ci è capitato di fare in biblioteche e associazioni. Qualcuno ci ha chiesto sorpreso come mai questa scelta: perché non presentate solo in libreria, dove poi il libro può essere venduto anche dopo la presentazione? È una domanda che ci ha infastidito, perché sottintende l’idea che l’autore sia un mercante che va in giro a parlare del proprio libro solo per venderlo. Evidente che lo fa anche per questo, ma è solo uno dei motivi, e nemmeno il principale.
Al di là del fatto che ogni presentazione in qualunque luogo può essere organizzata in collaborazione con un libraio che faccia arrivare i libri e poi li venda nell’occasione (lasciando poi le copie non vendute – auspicabilmente – ancora qualche tempo sugli scaffali della sua libreria), sono diverse le ragioni per entrare a promuovere la propria opera letteraria in una biblioteca o in un’associazione.
Partiamo dalle biblioteche. Innanzitutto, le biblioteche fanno cultura. Ovvero, insegnano a leggere. Ed oggi già solo questo è un lavoro prezioso di resistenza culturale. Infatti le statistiche dicono che dove c’è una biblioteca che lavora bene anche le librerie vendono di più. In secondo luogo, le biblioteche salvano i libri dall’estinzione. Oggi le dinamiche del mercato editoriale inducono i librai a rendere indietro un libro anche dopo due sole settimane. Dopo tre mesi quasi ogni libro viene considerato irrimediabilmente vecchio, e in genere sparisce dagli scaffali delle librerie. In biblioteca, invece, il libro resta a vita (o almeno finché non si decompone a forza di leggerlo, ma sarebbe una morte gloriosa…). Se non ci fossero le biblioteche, ogni libro sarebbe una specie in via di estinzione. E questo, per un autore che considera come figli le sue opere, è un aspetto essenziale.
Per uscire dalle logiche commerciali, ben vengano anche le associazioni. Presentare nella sede di un’associazione significa mettere in circolo i contenuti del proprio testo all’interno di un gruppo che è già coeso attorno a idee e valori condivisi, che in genere coincidono o sono vicini a quelli dell’autore. Questo favorisce, molto più che in contesti “generalisti”, il dibattito e la conversazione tra autore e pubblico, altro elemento essenziale di un’azione di promozione che non sia fondata solo sulla ricerca del profitto editoriale.
Infine, bisogna senz’altro entrare nelle librerie indipendenti, le sole dove le logiche del mercato editoriale di cui parlavamo sopra faticano a imporsi e spesso risultano sconfitte. Ci è capitata una situazione di per sé letteraria, ovvero di presentare in una libreria il cui proprietario vende solo i libri che gli piacciono: niente best-seller, niente istant book, ma solo libri che il libraio legge (addirittura!), apprezza, racconta e suggerisce ai clienti. I quali a loro volta conoscono il libraio (addirittura!) e si fidano dei suoi consigli. Dentro posti così i libri stanno bene: hanno vita più lunga e, soprattutto, più degna. Una situazione agli antipodi rispetto ai grandi supermarket del libro che oggi imperversano, dove i libri soffrono di ansia e depressione, e muoiono giovani e tristi.