“Sembra che l’identità di genere sia il perno della narrativa di Jeffrey Eugenides. Come ogni grande scrittore con una forte ossessione, egli è capace a declinarla di volta in volta in modo diverso, a farla evolvere, pur mantenendola sempre al centro”.
Così in un suo articolo di un paio di anni fa, lo scrittore Paolo Giordano ha sintetizzato in qualche modo il nous artistico-letterario di Jeffrey Eugenides. Effettivamente concordo con questa valutazione poiché questo scrittore americano, di origine greco-irlandese, ha concentrato nella sua produzione, singolare per le complesse quanto mai banali trame, il tema del passaggio da una fase all’altra della vita e dei complessi quanto inaspettati effetti che il passaggio stesso può provocare nell’individuo, anche quando si tratta di certificare la propria appartenenza sessuale.
Eugenides ha quasi cinquantatré anni e le sue origini toponime fanno parte delle sue conoscenze e s’impongono frequentemente quasi con genetica disposizione all’interno delle trame dei suoi romanzi. La sua formazione universitaria è di tipo umanistico dal momento che ha conseguito una laurea in Lettere nel 1983 presso la Brown University del Michigan, e la passione per la scrittura si è rivelata talentuosa in seguito ad un Master universitario in scrittura creativa conseguito alla Stanford University.Gli anni “90 attraverso una serie di riconoscimenti accademici e la pubblicazione di alcuni romanzi, elevano Eugenides all’olimpo degli scrittori americani più apprezzati all’estero. Il 1993 è un anno importante. Pubblica un romanzo che sarà molto discusso per il tema affrontato ma apprezzato dalla critica: “Le vergini suicide”.
E’ un trionfo.
Milioni di copie vendute in tutto il mondo ed un riadattamento cinematografico di successo (1999-Il giardino delle vergini suicide) firmato Sofia Coppola. Nel romanzo le vicende terribili, che sembrerebbero quasi grottesche se l’epilogo non fosse degno di una tragedia di Sofocle, hanno un andamento tanto scorrevole da coinvolgere il lettore in una morsa dall’inizio alla fine del libro.
Dieci anni di silenzio, assenza da ogni circuito letterario se non per brevi apparizioni accademiche, e nel 2003 viene pubblicato il secondo romanzo: “Middlesex” che gli fa vincere il Premio Pulitzer per la narrativa. Eugenides presenta con questo lavoro una creatura che procura al lettore sentimenti a tratti compassionevoli, ma anche una vera e propria epopea familiare corredata di dettagliati eventi storico-sociali ambientati nella Grecia del primo dopoguerra e nelle prime manifestazioni e scontri razziali nella Detroit del 1962.Un libro che ha avuto ed ha tuttora tanti detrattori quanti appassionati lettori a cui si attribuisce l’indubbio merito dell’autore di aver argomentato con coraggio e perizia di incesto, ermafroditismo, tensione confusa tra un sesso e l’altro; il tutto testimoniato da un documentato interesse verso la genetica e la biologia. Una condizione genetica, una storia quella di Calliope/Cal di Middlesex che non fa parte soltanto della mente fantastica di uno scrittore ma è una storia come tante realmente accadute in tanti paesi del Mondo moderno e nello stesso cuore europeo; delicata quanto taciuta per pudore o per omertà familiare.
Se tre è il numero perfetto, nel 2011 viene pubblicata la terza fatica letteraria: “La trama del matrimonio”. Anche qui si parla della difficoltà o incapacità di prendere decisioni che si presentano in una fase di passaggio da una età all’altra; in questo caso si tratta di scelte che condizioneranno la propria vita adulta. Questa volta Eugenides ambienta la trama nei primi anni “80 e parla di un triangolo amoroso tra studenti universitari ma anche della incapacità più o meno consapevole di non essere adeguati alle mode ed ai propri tempi anche dal punto di vista dei gusti letterari. Una ragazza contesa ed amata da due coetanei di cui uno non corrisposto e l’altro preda di nevrosi e fobie che lo alieneranno. Poi la famiglia con il suo ruolo soffocante e caratterizzato dalla incomunicabilità; la letteratura, la psicologia a fare da contorno alla storia dei protagonisti.In questo romanzo è palese l’intento dell’autore, quasi psicologico, di esporre le ragioni dell’esito esistenziale a cui i tre personaggi saranno destinati.
Della biografia personale di Jeffrey Eugenides si sa poco. I motivi sono da rintracciare nella sua connotata discrezione e direi anche per un bisogno quasi artistico di evitare i clamori di un mondo fin troppo teso al futuro, poco impegnato nel presente ed alla ricerca delle orgiastiche emozioni dettate da mode del momento, come un libro del momento.