Letteratu.it

Ossequi

E alla fine questo cuore l’ho lanciato

in otto pezzi contro una parete

così stanca di ascoltarne i patimenti

(quanto assillo mi dà quella tua voce).

L’egocentrico non ha controbattuto.

 

Limitato (si è) all’acrobatismo

dalla gabbia (toracica) al parato

si è schiantato contro l’ira (mia) rabbiosa

e gli arzigogoli fioriti un po’ scrostati.

Proprio bene, nuovi cocci da spazzare.

 

Poi, pentita, son tornata lì a contarli.

Otto piccoli frantumi di un’aurora.

Fino a sera non faranno che guaire

come brandelli di bestiole mal riposte.

Non potevo, sai, lasciarli qui a dolersi.

 

E così, sanguinanti e ancora caldi,

te ne ho spediti un paio in prioritaria

indugiando ben attenta sul biglietto

e sull’arte del confezionamento.

Ché il miocardio non s’ammacchi nel tragitto.

 

Ricevuti, tra le mani, i miei residui

(ahi, vedessi il tuo cipiglio inorridito)

hai replicato con glaciale educazione

ed un tagliando di ringraziamento

(con rilancio tempestivo al suo mittente):

 

Signorina senza cuore non ha grazia [-stop-]

E, perdoni, fa una certa ripugnanza

quella crepa rosso sangue là sul seno [-stop-]

Con ossequi, sì, l’amico Suo sincero”.

(Le sue impronte sulla carta, qual tesoro..!)

 

Da quel giorno provo a rivestire il foro

(e, lì dentro, garze e pagine stampate)

indossando camicette à pois et ruches

medaglioni, lunghe sciarpe, girocolli

spasimando quel mio fascino perduto.

E otto cocci,

due dei quali

ancora

in viaggio.