Letteratu.it

Ogni mattina

Cancelliamo i sogni

Con cautela costruiamo i discorsi

Le nostre vesti sono un nido di ferro

Ogni mattina

Salutiamo gli amici di ieri

Le notti si dilatano come fisarmoniche

–Suoni, rimpianti, baci perduti.

(Insignificanti

Enumerazioni

– Nulla, solo parole per gli altri

Ma dove finisce la solitudine?)

 

Manolis Anagnostakis.

 

La Grecia m’è sempre piaciuta tanto. Non solo per la gloriosa storia che si trascina dietro, o per gli scenari paradisiaci che la caratterizzano: è la sua storia attuale che mi affascina, la sua cultura che striscia silenziosa sotto il terreno degli avvenimenti storici, politici ed economici che la stanno tormentando. Manolis Anagnostakis fa parte di quella generazione di poeti della Grecia torturata e messa in ginocchio dai nazifascisti prima, e dalle innumerevoli guerre civili dopo. Tra quelle macerie sono nate le poesie di poeti come Manolis, piene di vita, di ardore poetico e ribellione, ma sono anche versi colmi di malinconia; ogni poesia è imbevuta di sensazioni di perdita e di rimpianto.

Dove finisce la solitudine?

È una domanda che ci si pone spesso. Forse si è sempre soli, o forse non lo si è mai: che siano i pensieri o le persone a farci compagnia, la solitudine oggettiva forse non esiste davvero. So che forse non è la poesia adatta all’ultimo giorno dell’anno, ma ho pensato che proprio per questo era bene ricordarsi delle cose importanti e lo volevo fare partendo proprio da questa poesia.

Ci sono momenti della vita in cui una persona costruisce la sua forza, le basi sulle quali sopportare la sofferenza di ogni giorno, che sia il dolore che si annida fuori una finestra che offre uno spettacolo al quale noi fortunati non abbiamo mai assistito o quello che ci aspetta sul cuscino, pronto al nostro risveglio a seguirci per tutta la giornata, colorando di grigio i vestiti e i capelli. La notte, unico sollievo in giornate faticose, scompare via appena si chiudono gli occhi e il giorno prepotente si fa avanti con sua fatica.

–Suoni, rimpianti, baci perduti.

Questa è stata il verso della poesia che mi ha convinto a parlarne. Sarà perché ho una vera ossessione per i rimpianti e le cose perdute, ma è il punto di partenza per un mio personale invito a vivere l’anno che verrà come si merita, con la consapevolezza che c’è sempre qualcuno che soffre di più, che la vita è davvero un battito di ciglia e le sofferenze che ci auto-infliggiamo non servono a nulla, nessuno sarà lì a ripagare ciò per cui si soffre.

Io vi invito all’Amore, come sempre, a cercarlo, senza sosta, ad accettarlo, senza paura, e a viverlo. Vi invito a non cancellare i sogni della notte, a tenerli vivi nella memoria e lasciarli vivere per davvero, a combattere e correre pur di realizzarli, pur di sfiorarli soltanto, pur di arrivare lì dove si è sempre sognato. Vi invito ad apprezzare ogni attimo, ogni persona, a seppellire i rancori, sopratutto quelli stupidi e nati nell’orgoglio.

Bisogna ricordare le cose importanti. Bisogna coltivarle. Bisogna apprezzarle. Sempre.

 

Ma dove finisce la solitudine?

 

So che è scontato ma la risposta è semplice: finisce dove inizia la vita, quella vera.