Tra alberi addobbati, presepi lampeggianti, cene e cenoni, pranzi infiniti, auguri, strette di mano, baci e bacetti, il Natale è arrivato e passato. Resta però nelle case un clima disteso, quasi fiabesco: un camino acceso, una poltrona sempre occupata, odori di cibi che si mescolano nell’aria, ospiti che vanno e vengono, il profumo del caffè e lo scintillio delle tavolate che si protraggono fino a Capodanno.
In queste giornate scombinate, ho avuto modo di imbattermi, su Youtube, in uno sceneggiato televisivo, che fino a qualche anno fa veniva trasmesso in televisione proprio durante il periodo natalizio. Sto parlando de “Le Avventure di Pinocchio”, miniserie della Rai del 1972, una delle riproduzioni più preziose del racconto da cui è tratta.
Lo sceneggiato, che rappresenta un pezzo della storia della televisione italiana, diretto da Luigi Comencini fu trasmesso per la prima volta tra l’aprile e il maggio del 1972. L’opera di Comencini riproduceva una realismo sociale molto più marcato del racconto di Carlo Collodi, sacrificando così una parte del mondo fantastico sviluppato dallo scrittore fiorentino. Il cast del film coinvolgeva una serie di attori e personaggi celebri nel panorama del cinema italiano, parliamo infatti di artisti come Nino Manfredi, che interpretò Geppetto, e Gina Lollobrigida, nel ruolo della fata turchina; il Gatto e la Volpe furono interpretati invece da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, una grande coppia della televisione italiana; invece la paradossale figura del giudice fu interpretata dal grande Vittorio de Sica. La parte di Pinocchio fu la più ardua da assegnare, infatti il regista Comencini visionò un gran numero di bambini intorno ai sette anni, fino a che non incontrò il piccolo Andrea Balestri. Di lui il regista diceva:
“Andrea è veramente Pinocchio. Forse non sarà un Pinocchio come tutti lo hanno immaginato, ma è il mio Pinocchio. E poi chi è Pinocchio per Collodi? E’ un carattere. Un personaggio che nella sua dimensione di burattino ha tutte le caratteristiche di un bambino che rappresenta un determinato mondo: un mondo contadino di estrema povertà, Andrea è tutto questo […] è rabbioso, prepotente, aggressivo, senza compiacimenti intellettualistici.”
Dopo il grande successo della miniserie, trasmessa in cinque episodi, Andrea Balestri ha ricevuto una notorietà solo passeggera, a differenza del personaggio da lui interpretato e ritrasmesso dal tubo catodico periodicamente per circa trent’anni. Oggi il bambino non è più Pinocchio, è un uomo di 49 anni con una carriera basata sull’esperienza con Comencini e sulla partecipazione in ruoli cinematografici minori, però, nonostante il trascorrere del tempo, Balestri ha cercato di salvaguardare i simboli rimasti di quello sceneggiato che lo rese il volto di Pinocchio nell’immaginario degli italiani. Dal 2000 ad oggi ha partecipato a diverse trasmissioni televisive raccontando la sua avventura come Pinocchio, e scrivendo dei libri e documentari sulle riprese del film. Tuttavia il suo desiderio più grande è quello di recuperare il burattino originale di Pinocchio, quello utilizzato durante le riprese e realizzato dal pittore Oscar Tirelli. La piccola opera di legno appartiene ormai a un imprenditore francese, e per questo Balestri lancia un appello affinché il “piccolo Pinocchio” venga riportato in Italia, per completare e arricchire il Parco di Pinocchio, vicino Collodi, una piccola città in Toscana.
La volontà di riavere il piccolo burattino in Italia è più che comprensibile, infatti il personaggio di Pinocchio è uno dei più famosi tra i bambini, e fa parte della cultura non solo italiana ma anche mondiale. Basti pensare che dopo la prima pubblicazione del racconto “Storia di un burattino” di Collodi nel 1881, Pinocchio è diventato il simbolo della birichinata più comune e frequente tra i bambini, la bugia (ovviamente quella dal naso lungo). La Disney ne ha fatto un classico d’animazione nel 1940, e in Giappone le avventure del burattino diventano un cartone animato di 52 episodi nel 1973, serie che arriva in Italia solo nel 1980 arricchita con una sigla famosa quanto quella film di Comencini.
Non si può non provare affetto per Pinocchio, non è cattivo, solo tanto curioso quanto ingenuo. Un viaggio tra le sue pagine ci farà sorridere e certamente ricordare un momento, un colore, un odore della nostra infanzia.