Beatles contro Rolling Stones, Let it be contro Let it bleed.
Anni sessanta: è quello il periodo in cui prendeva forma -tra ragazzine urlanti, chitarre, sesso e droga- il futuro, quello che viviamo oggi; il mondo che conosciamo oggi.
Nel 1965, Jean-Luc Godard commentava così Satisfaction degli Stones:
Quello che stiamo sentendo potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione.
E allora, poiché siamo convinti che non si possa capire il presente senza dare uno sguardo al passato è inevitabile, compiendo quest’operazione, imbatterci in quelle che sono due delle più grandi band di tutti i tempi: i quattro giovani di Liverpool, gli scatenati rockettari guidati da Mick Jagger.
Esiste davvero una rivalità tra questi colossi della musica?
Georg Diez, giornalista tedesco, ha provato a dare una risposta nel suo libro, tracciando per sommi capi la storia dei due gruppi, sottolineando divergenze, ma soprattutto somiglianze. Avventure e disavventure, successi e insuccessi.
Sia i Beatles che i Rolling Stones sono artefici di una rivoluzione: la prima, più morbida, la seconda fatta di eccessi, rabbia, urla, esibizione. Ma nonostante l’apparenza, anche i Fab Four non furono immuni dal classico “Sex, drug & Rock’n’roll”: quello che cambia è il mezzo scelto per arrivare all’obiettivo. La musica “nera”, dura, aggressiva degli Stones, quel misto tra rock e blues che scuote fin dentro le ossa, il diavolo e le ossessioni dei componenti del gruppo. E poi la musica composta dei Beatles, apparentemente innocua e invece devastante, capace di imporsi e di resistere. Nessuna guerra in atto tra le due band, però; l’apparente dicotomia deve molto all’allora nascente cultura televisiva e alla volontà di schematizzare tutto, di dividere il “good guy” e il “bad guy”. Se consideriamo la formulazione di Tom Wolfe: “I Beatles vogliono tenerti per mano, gli Stones vogliono radere al suolo la tua città”, è chiaro capire chi abbia ricoperto un ruolo chi l’altro. Lo scontro c’è stato molto più tra i fans degli uni o degli altri, piuttosto che tra le band (tra cui si registrano contatti e collaborazioni). Sono, senza dubbio, due facce di una stessa medaglia, due prodotti figli di un’epoca, due elementi che hanno cambiato il mondo; quelli che, dopo Elvis, hanno dato il via alla rivoluzione che ha portato al postmodernismo.
Inutile cercare un vincitore. Georg Diez è più incline agli Stones, io personalmente ai dischi dei Fab Four. Fatto sta che si deve riconoscere a entrambi la capacità di scuotere gli animi, di dare il via a una nuova epoca.
“It’s only rock’n’roll, but I like it!”