Con l’avvento dell’informazione online, quello delle fonti e della loro verifica è diventato un problema che ha aperto nuove sfide e posto nuove domande: quanto sono attendibili le notizie che circolano sul web?
Se da un lato non vi è un decalogo da seguire per i giornalisti non professionisti, dall’altro non vi è neanche uno statuto che regolamenti la diffusione di notizie attraverso internet. Per cui la verifica della veridicità delle fonti, e dunque delle news, che circolano sul web è alquanto incerta.
Molti nel tempo hanno iniziato a valutare l’affidabilità di una notizia in base alla sua presenza sui siti d’informazione e sui social media, tendenza smentita con l’avviarsi della diffusione dei grandi social network i quali permettono la condivisione di notizie “aldilà del tempo e dello spazio” in modo che possano navigare velocemente e possano arrivare ovunque. Infatti spesso le notizie diffuse grazie ai social media si sono spesso rivelate false; fenomeno che ha fatto sì che i contributi degli utenti, diffusi su qualsiasi piattaforma, iniziassero a macchiarsi del timbro di “non autenticità”. Oggi dunque blog e siti di informazione non riconosciuti non godono spesso di alta credibilità.
I cittadini dunque non si fidano di ciò che leggono. Ma i blog e i siti d’informazione non istituzionali non sono le uniche fonti “sotto accusa”; infatti secondo il Pew Research Center di Washington, la diffidenza da parte degli utenti nei confronti delle notizie non accreditate deriva da una preesistente non fiducia verso la carta stampata, per molti vittima delle logiche economiche e politiche dei grandi gruppi editoriali. Ciò nonostante Internet è la principale fonte di notizie per la maggior parte degli utenti. Quest’ultimo supera infatti tutti gli altri mezzi di comunicazione, ad eccezione della tv, come fonte principale di notizie nazionali ed internazionali. I cittadini sentono dunque l’esigenza di confrontare più fonti per prima di accordare fiducia ad un notizia, e l’unico mezzo che permette una scelta libera è Internet.
Secondo Marco Pratellesi, autore del volume New Journalism, per colmare questa gap dovuto alla mancanza di autorevolezza da parte delle fonti giornalistiche, dovrebbe intervenire una competenza professionale nuova che vede il giornalista dotato di quella che si può definire cultura di rete (e digitale): un tipo di conoscenza di cui ci si impadronisce lavorando su internet e non accontentandosi di quel che si sa già, ma cercando nei luoghi dove la gente discute (nei blog, nelle mailing list ecc.) utilizzando nuovi motori di ricerca e gli altri strumenti che la rete, rinnovandosi, periodicamente offre. Un giornalista pronto a fare da ponte tra gli utenti, Internet e le notizie.
Secondo l’articolo 1 della l. 62/2001, le testate giornalistiche online devono obbligatoriamente essere registrate nei tribunali e avere un direttore responsabile, un editore e uno stampatore-provider, proprio come le testate cartacee e radiotelevisive. Si aggiungono a queste una serie di caratteristiche fondamentali per un giornale come la periodicità di pubblicazione, il logo identificativo del prodotto e la redazione composta anche da giornalisti pubblicisti e professionisti.
Questo significa che, la pubblicazione cartacea è quasi assimilata a quella diffusa in via elettronica; diviene dunque obbligatoria la registrazione al tribunale della sezione di un portale, anche se online.
L’informazione online infatti diventa a tutti gli effetti un prodotto editoriale, a sua volta classificato come un qualsiasi prodotto che diffonda informazioni presso il pubblico, con qualsiasi mezzo, elettronico, o radiotelevisivo.
La regolamentazione legislativa di un giornale assicura così autori e utenti che si sentono tutelati nelle loro attività di giornalisti e lettori. Ma la questione dei contenuti e della loro diffusione, quando non regolamentati perché estranei alle caratteristiche tipiche di una testata giornalistica, diventa difficoltosa. Nel giornalismo partecipativo la maggior parte dei contenuti sono creati dagli utenti stessi, qui la percentuale di affidabilità della notizie si muove tra la libertà di diffusione e la responsabilità dell’autore. Proprio quest’ultima ha modificato la figura del nuovo utente, quella del produser costruita da Toffler, che, in quanto creatore diretto del prodotto coinvolto nelle fasi di elaborazione, produzione, distribuzione e consumo, indossa anche una veste di autocontrollo e autotutela:
– La responsabilità di ciò che si produce e si diffonde implica la costruzione di un nuovo sistema mediale, basato totalmente su contenuti autoprodotti
– Deve esserci il controllo sui contenuti e sulla loro totale inerenza e veridicità
– I contenuti si basano sulle fonti rappresentate dall’adesione e dal consenso da parte degli altri utenti.
Ciò che distingue il professionista dall’amatore è dunque la totale libertà nella produzione, che comporta infine una più profonda responsabilità. Tanto da far divenire, negli ultimi tempi, le stesse piattaforme di informazione condivisa una fonte per quella istituzionale, «una fonte attendibile, fresca, ricca […]. La rete è diventata lo spazio della cronaca. È un salto da quale sarà difficile tornare indietro», come sostenuto da Gennaro Carotenuto.