È stato reso pubblico, appena pochi giorni fa, il rapporto sull’infanzia italiana di Save The Children, e i risultati non sono affatto positivi. Ciò che emerge dal rapporto infatti è che i ragazzi e i bambini italiani sono dieci volte più scoraggiati di quelli greci, ma allo stesso tempo i più capaci a scuola e ad affrontare situazioni avverse. Questo dato non si rivolge a dieci, cento o mille persone, qui si parla di una grossa fetta della popolazione italiana: sono ragazzi e bambini, sono dieci milioni e duecento mila, sono il futuro.
Si presentano molto bassi gli investimenti per il futuro in Italia( l’1,4 % del prodotto interno lordo, calcola Save The Children), e, nonostante il succedersi di diversi governi, a causa della crisi, negli ultimi anni si è mirato spesso a tagliare le spese per l’istruzione, la ricerca e il progresso. Credo che il problema stia nel fatto che non si opera con la adeguata umiltà. L’esempio da seguire nell’investimento del denaro pubblico non dovrebbe essere soltanto quello dell’imprenditore, ma anche quello del contadino, dell’operaio e del manovale. Di colui che lavora e si spezza la schiena per mandare i figli all’università e per assicurare loro un futuro diverso, di colui che vuole garantire un’educazione completa affinché i figli si costruiscano i mezzi per un futuro e una vita migliore: questo è un investimento lungimirante, anche in assenza di mezzi investire sulla cultura e sulla formazione. Questo però in Italia non accade ancora e i risultati, purtroppo se negativi, arrivano.
Save The Children ha calcolato che tra ragazzi e bambini il circa 5% negli ultimi dodici mesi non ha mai letto un libro, non è mai andato al cinema, non ha mai usato un computer o navigato su internet, e non ha praticato sport. È importante sottolineare che stiamo parlando di 314.000 giovani individui ai quali non è stato trasmesso l’interesse per il proprio personale progresso, e ai quali sono stati trasmessi i mezzi per migliorare la propria condizione.
In Campania abbiamo la percentuale più alta di chi non ha mai letto un libro e navigato su internet, in Calabria quella di chi non è mai andato al cinema, in Puglia di chi non ha mai praticato sport; insomma il Sud-Italia da Napoli in giù non offre cifre felici su questo argomento. Il Meridione resta dunque una questione aperta, e d’altronde lo è sempre stata; però è un Sud che, per confermare il rapporto di Save The Children, sforna dall’illetterata Campania scrittori come Roberto Saviano e Erri de Luca, e ha alle spalle attori come Totò e Eduardo de Filippo; che propone con la Calabria nomi di spicco come Rino Gaetano, Mia Martini e Sergio Cammariere; e infine che presenta ai giochi olimpici di Londra 2012 dieci atleti pugliesi, alcuni dei quali anche vincitori di medaglia d’oro. Lo scoglio da superare è l’idea comune che il cinema sia soltanto un sabato sera diverso, lo sport un dovere verso il corpo e la lettura propria di chi studia. Bisogna cambiare l’approccio nei confronti di tutto questo, guardare un film con occhio critico, sfogliare un libro per conoscere, praticare sport con obiettivi. È necessaria la passione, ma questa non può sempre essere innata, va invece coltivata nei bambini e i ragazzi, sviluppando le loro attitudini, investendo sul loro futuro. E quale maniera migliore di farlo se non mettendoli in condizione di essere istruiti, rendendoli consapevoli dell’utilità del sapere e stuzzicando in loro quella caratteristica propria di ogni essere umano: la curiositas, come la intendevano i Latini, viaggio verso l’ignoto con la volontà di superare i propri limiti.
La società italiana dovrebbe iniziare ad avvicinarsi alla cultura con meno diffidenza, e dai piani alti dovrebbe arrivare un forte segnale di cambiamento. Un libro o un film non sono altro che un viaggio, un viaggio “low-cost” oserei dire; un libro o un film trasportano in un mondo parallelo, è un mondo dal cui ritorno ci si ritrova migliorati di un’esperienza che può entusiasmare o meno, ma che sicuramente porta qualcosa di nuovo. Conoscenze di musica, cinema, letteratura non solo arricchiscono noi, ma ci rendono più interessanti, in quanto possono essere condivise con quelle altrui, creando così un reticolato sempre più fitto di competenze, che collocano la nostra posizione ad un livello più alto nel gruppo di persone di cui facciamo parte.
Non resta che aspettare e sperare nelle future scelte governative, affinché queste si dimostrino più scrupolose, ma soprattutto attente a ciò che realmente è necessario a una società che vuole migliorare e che sin ora ha appreso da autodidatta, dimostrando una volontà ancora troppo marginale nelle scelte per il Paese.