Su un portale di letteratura è complesso trattare di musica in senso stretto ma quando questa nasce da una sintesi di concetti e pensieri che comunicano attraverso una melodia l’amore per la parola e per l’arte, non si può ignorare il piacere di parlarne.
Ho conosciuto il gruppo musicale “Corde Oblique” e lo ritengo speciale per la sua originale capacità di rendere la propria produzione simposio di voci, strumenti, e poesia. Nata su progetto del Maestro Riccardo Prencipe, la band è composta da musicisti e cantanti partenopei, ma si avvale spesso della collaborazione di blasonati gruppi o musicisti e cantanti solisti di spessore internazionale.
Riccardo è un giovane artista originario di Pozzuoli (NA). Diplomato al Conservatorio napoletano San Pietro a Maiella in Chitarra classica, è stato docente di Storia dell’Arte medievale e moderna all’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa. Lo stile musicale de i Corde Oblique è del genere “Progressive Mediterranean Folk”,ossia espressione di una sinergia di strumenti a corda come chitarra, liuto, violino e pianoforte con quelli acustici come flauti e tamburi che, con un accompagnamento vocale di contralto e mezzosoprano, creano un’intensa melodia che non può passare inascoltata per la potenza lirica.
Tra il 2005 e il 2011 hanno pubblicato quattro album: “Respiri”, “Volontà d’arte”, “The stones of Naples” ed il recente “A hail of bitter Almonds”.
Ho chiacchierato con lui partendo proprio dall’analisi dei testi delle sue canzoni; tra le rime di ciascun brano si racchiude una vera e propria poetica della bellezza che ha per soggetto l’arte, i luoghi del mondo e quelli dell’anima. Ho percepito da subito la sua viscerale passione per la musica, per la poesia e la letteratura in genere, e non ho esitato a chiedergli quali fossero i suoi miti letterari.
Sono un patito di Marcel Proust-ha risposto senza esitazione– Credo sia un forte esempio di sensibilità artistica, tra i più alti del Novecento. Leggendo Proust ho capito molte più cose sulla Musica e sulla Storia dell’arte rispetto a interi saggi specifici, questo a testimonianza del fatto che spesso i momenti più alti di espressività si celano negli anfratti delle opere nate per un diverso scopo. “La Recherche du temps perdu” è un romanzo, eppure lo si può leggere come fosse un libro d’arte, un saggio musicale, architettonico, e tanto altro ancora. Tra i poeti adoro Reiner Maria Rilke, Dino Campana, ma in questo periodo sto scoprendo anche Paul Celan. Per quanto posso, cerco anche di scoprire e leggere le voci contemporanee. Di recente ad esempio ho letto una bella raccolta di un poeta nostrano di nome Bruno Galluccio, dal titolo “Verticali”. Tra i viventi credo che Thomas Transtroemer (premio Nobel 2011) sia il poeta più valido al momento.
Nella miscellanea di brani mi è piaciuto riflettere con il Maestro su alcuni di essi. Si percepisce un costante bisogno di ringraziare l’arte, la cultura o semplicemente una terra, una città. Nel brano “Casa Hirta” che parla della città di Caserta vecchia (tratto da Volontà D’Arte) ad esempio si citano:
“Camini che insaporiscono il ciel,
il loro fumo è la spezia del blu.
….Bifore,
fiabe scolpite nel marmo,
Bifore quante cose non so grazie a voi grazie…
torre addobbata di fiocchi di storia, pura bellezza inconsapevole”
Ne “Le pietre di Napoli” (tratto da The stones of Naples) la città viene così descritta:
“Il suo domani sarà
una fiaba che è fatta di sguardi,
il suo domani sarà nostalgia di un passato
che è sempre domani….
Il mio domani sarà, un domani che è fatto di sogno.
La città mia che cattiva non è, stasera fa festa e si veste per me”.
Riccardo ha descritto queste terzine affermando:
Sono omaggi che sottintendono piccoli messaggi, altrimenti si tratterebbe di un gusto estetico fine a se stesso. La “bellezza inconsapevole” è sempre quella più bella. Cose e persone aumentano l’intensità della loro bellezza, di qualsiasi tipo sia, se non ne sono a conoscenza e se non la ostentano. Faccio un esempio: molti piccoli borghi sanno di essere delle attrattive e proprio per questo si ingegnano a sottolineare il loro status di “piccolo borgo caratteristico” e nel forzare una rusticità spesso finta. Caserta vecchia invece è quello che è. Nelle sue parti arcaiche è antica in modo autentico, nelle parti in cui è moderna non si nasconde dietro una finta antichità, è un feudo spontaneo. La “torre addobbata di fiocchi di storia” è la torre campanaria del suo Duomo. A volte sono semplicemente i secoli ad abbellire e decorare le forme che sentiamo oggi come diverse, ma che prima erano spontanee. La mia città, Napoli, è invece vista come una donna che nel mio sogno non è mai cattiva, si veste com’era nelle gouaches dell’Ottocento, e lo fa per essere al massimo, e quando Napoli è al massimo della sua bellezza, non ce n’è per nessun’altra città che io conosca”.
Il leader Corde Oblique, avrete capito, è un artista dall’acume e sensibilità straordinari e il successo del suo progetto, ben accolto dalla critica nazionale ed internazionale, è sostenuto da un pubblico che si distingue per quello che lo stesso Riccardo definisce la ‘neugierig’, la curiosità, il suo interesse al nuovo. A questa band non interessa riempire uno stadio: Con il genere di musica che facciamo- chiosa ancora Riccardo– sarebbe quasi impossibile. Miriamo a riempire i Teatri di gente sveglia e con un forte senso critico verso quello che li circonda. All’estero va sempre bene, ma anche in Italia i concerti hanno sempre ottimi riscontri, riceviamo tanti ma tanti feedback da chi ci segue e questo ci dà tanta forza”.
In un articolo è impossibile trasmettere compiutamente la bellezza di una musica se prima non la si ascolta. Per questo motivo vi invito ad ascoltare i Corde Oblique sulla pagina webhttp://www.cordeoblique.com/cordeoblique/home.html, certa che in molti di voi abita quella “neugierig” che è il primo passo sulla strada della conoscenza.
Un grazie speciale al Maestro Riccardo ed alla sua Band per la gentile disponibilità.