Non correre. Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto Roversi
Solo un momento.
L’autore compone un testo semplice ma di grande incisività, carico di immagini serene, portatore di una visione positiva e lieta. La parola d’ordine è dare uno sguardo intorno. Soltanto un momento è essenziale.
Roberto Roversi è stato un poeta e autore di primo piano. Scomparso recentemente, a settembre di quest’anno, ha scritto in poesia e in prosa, anche per il teatro, regalando, tra gli altri, testi bellissimi a Lucio Dalla.
Intorno c’è un mondo di piccole cose, cose che possono sembrare banali, ma che risultano fondamentali. Siamo in preda ad una corsa inarrestabile. Sudati, indaffarati, eppure corriamo.
Sembra che esclusivamente i grandi eventi e i successi importanti possano garantire la felicità e la realizzazione personale. Roversi presenta una carrellata di elementi su cui normalmente glissiamo, ma che posti di seguito, uno dopo l’altro esprimono il senso. Anche la formica che trascina il chicco nella sua lentezza è in grado di donarci un insegnamento prezioso.
Ogni gesto più apparentemente scontato è un nudo pezzetto di mondo. Il mondo parla attraverso una stretta di mano o le rughe di una donna; attraverso le forme delle nuvole e l’oro di un campo di grano. Roversi sente la necessità di lanciare un appello. Contro la frenesia della vita presente l’urgenza è quella di fermarsi e di guardare e di ascoltare.
Il mondo infatti è pervaso da grida. Sono le voci dell’amore o della disperazione. Il più delle volte restano grida mute. Ci perdiamo il meglio.
Roversi esorta a correre ai ripari, a dire stop.
Il tempo della corsa deve cedere il passo al momento del riposo. Quanto gioverebbe distogliere i nostri occhi dal grigio delle pene della vita e porre lo sguardo sui colori? Quanto ne abbiamo bisogno nella triste epoca in cui ci è toccato di vivere?
Abbassiamo la “serranda dell’inferno”!