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Il mondo di Jostein Gaarder

Essere o non essere non esaurisce il problema. Il problema è che cosa siamo. Siamo veramente esseri umani fatti di sangue e carne? Il nostro mondo è costituito da cose vere o siamo circondati dalla coscienza?

Chi siamo? Da dove viene il mondo? Spesso chi legge cerca proprio nei libri una risposta a queste domande, che immancabilmente si formulano forse già nell’infanzia, per diventare pressanti nell’adolescenza e chiedere risposte all’età adulta. Risposte che non arrivano mai: gli adulti si stancano presto di cercarle, più facilmente scivolano nella pelliccia del coniglio, e lì si adagiano, rinunciando a guardare negli occhi il Grande Prestigiatore che ha tirato fuori il mondo dal suo cappello a cilindro.

Gli unici che continuano la ricerca sono i bambini e i filosofi.

Il mio incontro con Jostein Gaarder fu abbastanza precoce. “Il mondo di Sofia” mi fu regalato per i miei 14 anni, ed è stato più volte tolto dallo scaffale – messo sul comodino – riposto nello scaffale, senza essere mai letto fino alla fine. Ho dovuto aspettare di diventare adulta, e che la paura di scivolare lentamente nell’incoscienza di me diventasse qualcosa di più di un pallido spettro, per sentire quel bisogno di portare a termine la lettura.

E forse è proprio questo il tipo di lettore a cui Jostein Gaarder si rivolge nei suoi romanzi.

Non deve essere stato difficile per lui, studente di Idee e Storia delle Religioni all’Università di Oslo prima e professore di filosofia e religione dopo, creare un romanzo che raccontasse, insieme alla sua storia, la storia millenaria della filosofia occidentale.

Jostein Gaarder nasce a Oslo, dove vive tuttora con la moglie e due figli, nel 1952. La famiglia d’origine era di orientamento liberale: suo padre era rettore nel collegio di Nordstand, sua madre educatrice e autrice per bambini. Sin da piccolo ebbe un interesse precoce per la religione e la filosofia. Influenzato dai movimenti pacifisti di sinistra, preferì gli studi al servizio militare, e dopo la laurea iniziò la sua carriera di scrittore negli anni ’80, collaborando alla stesura di libri di testo scolastici e scrivendo racconti e storie per bambini.

Il vero e proprio esordio letterario avvenne nel 1990, quando pubblica “L’enigma del Solitario”, in cui si narra il viaggio di un bambino e di suo padre alla ricerca della madre scomparsa. Da questo libro nasce l’idea per “Il mondo di Sofia”:

Mi sono chiesto che cosa sarebbe successo se un bambino vero fosse tornato in Norvegia e avesse cercato di informarsi sull’argomento: non avrebbe trovato una storia della filosofia adatta alla sua età, e cosí ho pensato di scriverla. Ho provato a fare un libro di testo, ma non funzionava. Allora ho inventato la storia di Sofia e della sua ricerca della verità”.

(da un’intervista rilasciata a Piergiorgio Odifreddi).

Affascinato dalla storia delle religioni, soprattutto dal buddhismo, più che credente, Jostein Gaarder racconta la vita come un percorso alla ricerca di un senso. Una ricerca che, seppure fallimentare, porta con sé il valore aggiunto del viaggio, della scoperta, del chiedersi perché e per come siamo al mondo. L’importante non sono le risposte, ma il fatto di porsi le domande. Per giungere a una conclusione, che, se non è risolutiva, almeno può dirsi confortante.

Sembra scioccante, ma è una semplice verità: il mondo siamo noi. O almeno, noi siamo una sua parte essenziale.