Gentile signor De Luca,
anche a me è stato chiesto di commentare la sua dichiarazione e in verità ci ho anche provato. Quello che ne veniva fuori, però, era una facile ironia senza mordente. Ho scritto e cancellato molte volte ma ne scaturiva sempre un documento assai retorico. Non me ne capacitavo, finchè non ho capito.
Lei non ha voluto dare una risposta, ma fare una provocazione.
A una domanda banale non ha retto e ha opposto all’inutilità, l’insensatezza. Non degna di Lei certamente, ma che ha colto nel segno.
Voleva dire basta alla pletora delle domande inutili che qualsivoglia giornalista della carta stampata o della televisione si sente in dovere di rivolgere al personaggio noto.
Cosa ne pensa, cosa ha da dire, faccia un commento e via elencando. Orbene, cosa si può mai dire a margine di una classifica così atroce?
Che ci addolora, che ci infanga ma che purtroppo risponde a verità, che a Napoli si vive male, o meglio, si sopravvive.
Tutto talmente ovvio da essere indigesto.
E allora cosa ha fatto Lei?
Ha sparigliato attingendo alla retorica più becera per dire basta alla vacuità del dolore esibito con ostentazione quasi fosse un merito.
Ha irriso il suo intervistatore e il pubblico che si aspettava l’invettiva. Cosa vuoi che ne sappiano i Padani di quel giornale della nostra storia, perché non tengono conto del sole come del mare e della musica, per tacere dei bar aperti a tutte le ore e della cordialità dei nostri conterranei?
Ma facitece ‘o piacere, ha sbottato.
Uno sberleffo ne più, ne meno, questo sì nel più puro stile partenopeo.
Lei sapeva che le anime belle avrebbero obiettato dandoLe del qualunquista e del retorico.
Conosceva la pietà che alberga al riparo di uno schermo o di una pagina stampata e ne ha fatto strame.
Sapeva della sofferenza di questa città e l’ha derisa ma con un nobile fine.
Sapeva che aggiungere un parere, un commento, anche se feroce, non avrebbe smosso di una virgola lo stato delle cose.
Sì, forse avrebbe potuto fare di Lei un Santo, un’icona, da portare in processione, un altro martire da venerare sull’altare della Verità, ma Lei è troppo laico per cedere a idolatrie simili e allora si è sacrificato per diffondere maggior consapevolezza.
Parla, parla, che poi qualcosa resterà e, chissà, magari un giorno qualcuno avrà la forza per superare la parola e passare ai fatti e finalmente porre termine a codesto stillicidio di pareri cui non seguono le azioni.
Questo è ciò che mi è sembrato di capire, o almeno lo spero.
Con stima
Luciano