Greci e Romani, i due popoli che più di tutti hanno segnato la storia dell’Occidente: due civiltà gloriose, che hanno un contributo immenso a quasi tutta la scienza umana; e anche, indubbiamente, due popoli guerrieri, che hanno fatto del combattere un’arte, nonchè il principale strumento di dominio.
Nessuno meglio di Plutarco – scrittore e filosofo greco, ma cittadino dell’Impero Romano – poteva interpretare in letteratura il confronto tra questi due straordinari mondi. E, all’interno dell’universo letterario, ha scelto il genere della biografia: Plutarco ha cioè optato per una visione “individualista”, potremmo dire, della storia; la quale, nell’ottica dell’autore delle Vite parallele, viene vista come espressione della forza e del valore dei singoli.
Siamo a cavallo tra I e II secolo dopo Cristo. Difficile risulta stabilire una cronologia delle opere di Plutarco, che sono giunte a noi attraverso il cosiddetto catalogo di Lampria: e in numero di 50 sono le celebri biografie di uomini illustri del mondo greco e del mondo romano: 23 coppie – che giustificano appunto la denominazione di “parallele”, la maggior parte delle quali corredate da quella che in greco si chiama sincresi, cioè confronto – e 4 vite singole. Se su tutte le coppie spicca per fascino e celebrità quella di Alessandro Magno e Cesare, non bisogna dimenticare le altre, che narrano la vita e le gesta di personaggi su cui non si conosce così tanto.
Sul procedimento del confronto, su cui si sono nutriti tanti dubbi relativamente alla paternità, oggi non ci sono dubbi: pare certa la mano di Plutarco, che avrebbe attinto ad una letteratura precedente in cui questo motivo retorico era molto in voga. Nelle mani di Plutarco il procedimento diviene strumento al servizio di un fine encomiabile e nobile, nonchè straordinariamente affascinante: avvicinare le due civiltà, superando i rispettivi pregiudizi e favorendo una sorta di collaborazione basata su stima e rispetto reciproco. Una missione, dunque, di carattere storico, politico e culturale. Ma non manca il valore prettamente comportamentale, etico: attraverso le virtù dei protagonisti delle sue biografie, l’autore intende migliorare il proprio stile di vita e quello dei suoi lettori.
Consapevole che il genere letterario prescelto – la biografia – esclude necessariamente una visione d’insieme della storia, Plutarco rivendica con orgoglio e consapevolezza la sua decisione: è da piccoli fatti o episodi che spesso esce fuori in modo evidente la personalità dell’uomo, il comportamento, quello che in greco è etos, e che costiruisce un piccolo tassello del mosaico della Storia:
Noi non scriviamo storie, ma biografie, nè nelle imprese più famose è insita in assoluto una chiara manifestazione di virtù o di vizio, ma spesso un breve fatto o una frase o un semplice scherzo offrono una dimostrazione del carattere molto più che battaglie con migliaia di morti e grandissimi spiegamenti di forze e assedi di città
È una vera e propria rivendicazione di poetica, che contribuisce a fare delle Vite parallele un modello autorevole di biografia. Plutarco sembra sempre avere tutto sotto controllo: dalla sua pagina esce un ritratto completo e unitario, che contribuisce – nel suo piccolo – alla pacifica fusione tra mondo greco e romano. Da qui sarebbe nato il mondo moderno.