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Miral e Gerusalemme protagoniste del romanzo di Rula Jebreal

“Tornando verso casa, Miral pensò che Gerusalemme era davvero una città complicata, un mistero che si svelava a ogni angolo, salvo poi imbattersi in un altro luogo di culto dal nome oscuro”.

 

Questa citazione, come molte altre che potrebbero essere prese da “La strada dei fiori di Miral”, dà un’idea di quanto potente sia la presenza di Gerusalemme in questo romanzo, tanto che è facile considerarla come un personaggio più che come una città. Essa, teatro di conflitti e guerriglie sanguinose, impone la sua eterogeneità, il suo essere “crogiuolo di culture e religioni”, alla prospettiva del lettore, che non può non rimanere affascinato dalle vite che la percorrono, che la rendono quella che è ogni giorno.

Proprio a Gerusalemme, Hind Husseini decide di fondare il suo collegio, Dar Al Tifel. Il suo progetto nasce per ospitare bambini e bambine vittime di attentati, orfani che hanno perso casa e famiglia a causa di un’incursione distruttiva, piccoli innocenti che spesso Hind trova a vagare per le strade, sporchi, malnutriti e senza una meta. Nasce così e diventa con gli anni, anche grazie a molti benefattori che decidono di sposare la causa di Hind, un collegio esclusivamente femminile, in cui ragazze orfane o che la loro famiglia non può mantenere trovano un rifugio, una casa, una struttura educativa che punta sul loro futuro. Le regole del collegio sono molto severe, Hind intende formare delle adulte istruite e responsabili, capaci di relazionarsi con la loro città e i suoi problemi, ma anche pronte a lasciarla per trovare la pace lontane da quell’atroce conflitto.

Tra le mura di Dar Al Tifel trovano una casa anche Miral e sua sorella Randa. Ed è Miral la protagonista del romanzo di Rula Jebreal, prima una bambina e poi una giovane donna che sente il bisogno di fare qualcosa per il suo paese. Partecipa alle manifestazioni (rischiando la propria vita e mettendo a rischio il buon nome del collegio) e insegna a dei bambini in un campo profughi; è una brava studentessa, intelligente e acuta, che sente il dolore della Palestina sulla sua pelle. Ma la conoscenza e l’amicizia con una coetanea israeliana metterà parzialmente in crisi i suoi ideali, perché a dispetto della cultura, della religione, della storia delle loro vite e dei loro popoli, Miral e Lisa si sentono vicine, provano affetto l’una per l’altra e decidono di affrontare insieme il loro futuro.

Con uno sguardo tutto al femminile, l’autrice ci regala un affresco efficace di una città dilaniata da un conflitto incomprensibile, da una crudeltà che logora i sensi e la speranza. La scrittura è scorrevole, semplice, ma le sentenze e i giudizi su questa guerra sono molto incisivi: arrivano alla fine di una lunga descrizione, o di un dialogo, e lasciano senza respiro per l’intensità di pensiero ed espressione. Questo libro, da cui è anche stato tratto un film dal titolo “Miral”, commuove e turba anche per la semplicità con cui la Jebreal è in grado di portare alla luce concetti e avvenimenti così complessi. Lo consiglio, per questo motivo, in particolare ai giovani lettori, che magari non hanno tanto chiare in mente le vicende di Israele, ma desiderano avvicinarsi al problema. Questo romanzo è sicuramente un ottimo approccio, un invito alla scoperta e alla riflessione su un problema tanto antico, ma ancora irrisolto.