Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
Antonia Pozzi
Il potere della poesia.
Antonia Pozzi è stata una poetessa italiana di grande talento. Tuttavia l’irrequietezza della sua anima l’ha spinta verso un gesto estremo. La sua prematura scomparsa non ci ha precluso però la possibilità di apprezzare la sua copiosa produzione, ricca di spunti originali e sublimi.
Questo componimento ci rivela il volto più intimo dell’autrice, l’io più fragile e sincero. Una poesia per la poesia: una preghiera, un appello, un inno.
“Sei la mia voce più profonda…”
Una relazione costante e fitta con i versi, fatta di salite e discese. La poesia si fa dunque confessore e conforto, unico conforto per una donna provata e infelice. La poesia è lo specchio in cui la ella si riflette e getta via la maschera. La poesia è il demone che pulsa da dentro e che accompagna l’intera esistenza della poetessa.
La poesia è la testimone oculare di tutto: delle gioie, delle mancanze, delle ribellioni, dei tradimenti, degli amori.
Essa guarda, osserva vigile, pesa, all’occorrenza tace.
Immagini lievi e delicate costellano il testo, allusioni però di tutta una serie di stati d’animo, allusioni di un percorso di vita. Il prato d’oro, l’erba rotta, la terra rovinata sono l’allegoria di una passione.
Gli ultimi versi costituiscono un’ aperta invocazione affinché la poesia rimanga, cosicché la voce non taccia. Essa è lo strumento per ritrovare se stessa, per dare un senso a ciò che vive e che sente, consapevole che la poesia è il dono per chi affranto si cerca. Dunque la poetessa prega perché l’arte poetica, quasi come una madre, la perdoni e la rimetta sotto la sua protezione, le ridia la dignità del canto, quella dignità che avverte di aver perduto.
Un testo questo che ci permette di addentrarci nell’animo della Pozzi e di scoprire qualcosa in più. Questi versi svelano la percezione della poesia dall’interno, dal punto di vista di lei che scrive. Il risultato è un componimento che è lirica, ma anche quasi una pagina di diario.
La Pozzi ci lascia un pezzo di sé, al di là di tutte le apparenze…