M’ha fatto meraviglia davvero che tu, Convittore di un Collegio, ti dessi a cercarmi con desiderio cosí vivo una traduzione italiana di due componimenti poetici del Bürger.
Che posso io negare al figliuolo mio? Povero vecchio inesercitato, ho penato assai a tradurli; ma pur finalmente ne sono venuto a capo.
È l’incipit di un’opera che reca la data del 1816, quando sul campo della letteratura infuria il duello tra i sostenitori del Classicismo e i sostenitori del Romanticismo. Il suo titolo è Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo, considerato – forse più allora che oggi – il vero e proprio manifesto del Romanticismo italiano; l’autore è un poeta e scrittore originario di Milano, che in gioventù ha dato il meglio di sè soprattutto come traduttore: Giovanni Berchet.
Nato nel 1783 e morto nel 1851, Berchet è stato una personalità di spicco nel vivace panorama letterario italiano. Amante fin da ragazzo dei componimenti romantici e di tutto ciò che ruotava attorno alla nuova corrente artistica, è stato uno dei suoi più importanti promotori. Berchet ha poi consacrato la sua posizione filo-romantica nel 1818, quando prende parte al gruppo da cui sarebbe nato “Il Conciliatore”, il celebre ed elegante foglio azzurro portavoce delle posizioni romantiche. Il gruppo – composto anche da Pellico, Di Breme, Borsieri – vede nel Romanticismo un modo di agire sul presente, carico anche di significati politici nel contributo alla formazione di una moderna coscienza italiana (contro l’oppressore austriaco, con cui ovviamente non mancarono i problemi).
La Lettera semiseria è un intervento letterario datato, come detto, 1816. Oggi ci risulta difficile pensare ad una querelle tutta letteraria così accesa, come era quella tra classici e romantici. Eppure i toni erano accesi, i duellanti non si risparmiavano colpi e in ballo c’era non solo la supremazia di un modello su un altro, ma molto di più (la politica, la concezione di un mondo e di una società).
Nell’opera l’autore si cela dietro lo pseudonimo di Grisostomo (letteralmente, dal greco, “bocca d’oro”). Si finge che il vecchio Grisostomo voglia spiegare al figlio collegiale il vero significato della poesia romantica, e per far ciò gli presenta la traduzione (fatta realmente dallo stesso Berchet) di due ballate del poeta tedesco Gottfried August Burger, Il cacciatore feroce ed Eleonora. Naturalmente i componimenti poetici ben riflettono i princìpi del Romanticismo tedesco, di cui Berchet spiega il senso. Verso la fine dell’opera, però, dopo le traduzioni, Grisostomo finge di aver scherzato ed esorta il figlio a seguire i dettami del Classicismo, di cui fa una palese parodia (è qui che trova la sua giustificazione l’aggettivo semiseria del titolo).
Ma ciò che conta, al di là della trovata letteraria, è il fatto che l’autore identifica nel concetto di popolarità un pilastro della poesia romantica, evidenziando che per popolo si intende un ampio strato di pubblico medio, da cui sono esclusi gli estremi: i troppo raffinati da una parte – che Berchet chiama i “parigini” – e gli ignoranti e indifferenti dall’altra – gli “ottentotti”. La missione del poeta romantico, precisa poi l’autore, è quella di commuovere ed educare, facendosi così portatore di un valore universale di civilizzazione. Dal punto di vista meramente critico-letterario, invece, crolla il mito dell’imitatio dei classici: il vero romantico non guarda a modelli precostituiti, ma imita la natura vera.
E il duello non sarebbe finito qui…