“Nei primi giorni d’estate, Agostino e sua madre uscivano tutte le mattine sul mare in pattino. Le prime volte, la madre aveva fatto venire anche un marinaio, ma Agostino aveva mostrato per così chiari segni che la presenza dell’uomo l’annoiava, che da allora i remi furono affidati a lui. Egli remava con un piacere profondo su quel mare calmo e diafano del primo mattino e la madre, seduta di fronte a lui, gli discorreva pianamente, lieta e serena come il mare e il cielo, proprio come se lui fosse stato un uomo e non un ragazzo di tredici anni.”
“Agostino” è il racconto lungo scritto da Alberto Moravia nel 1945. In prosecuzione con la linea iniziata con “Gli Indifferenti”, l’autore torna nel dopoguerra. Un romanzo che possiamo definire di formazione già dal titolo e che narra la storia di maturazione di un tredicenne, proveniente da famiglia agiata, di nome Agostino. In vacanza con la madre, verso la quale ha “un’ossessiva venerazione”, il ragazzo scoprirà due aspetti da lui sino allora ignorati della vita, il sesso e l’esistenza delle classi sociali.
Per Moravia nel racconto il sesso diviene quasi il vero protagonista, mezzo infallibile per comprendere la natura dei rapporti umani. La presa di coscienza di Agostino lo condurrà a una serie di turbamenti e a una vera e propria crisi d’identità: da una parte il giovane non si identifica più nel ruolo di bambino che la madre continua a imporgli, dall’altra, frequentando un gruppo di ragazzi del popolo, decisamente diversi da lui, si allontana dal suo ambiente sociale e inizia a guardarlo con occhio critico o addirittura di fastidio.
“Come un uomo, non poté fare a meno di pensare prima di addormentarsi. Ma non era un uomo; e molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse.”
Agostino non sa più chi è, non è un fanciullo ma non è neanche un adulto, rifiuta la classe agiata da cui proviene ma non riesce ad integrarsi ai compagni proletari. La rottura è avvenuta e in questo malessere generale causato da confusione e inadeguatezza, in questo stato di esclusione e sospensione, Agostino inizia a guardare il mondo che lo circonda. Entra a contatto con una realtà molto lontana dalla sua, dove tutto è più brutale e corrotto. In un primo momento ne rimane colpito e turbato, ma tutto ciò lo conduce anche a prendere consapevolezza di un mondo da lui sempre ignorato. Uscito, con traumatica velocità, dal “limbo ovattato dell’infanzia”, Agostino avverte un irrefrenabile bisogno di evasione. Da qui l’episodio noto del libro dove, Agostino, venuto a conoscenza di una casa di piacere decide di andarvi, ma il tentativo è tuttavia frustrato poiché il ragazzo è troppo giovane per avere accesso alla casa chiusa. Respinto e rifiutato dal quel mondo di trasgressione e di sesso libertino, è come se ad Agostino si chiudessero anche le porte dell’adolescenza. Troppo furbo e maturato nell’arco di un’estate per sentirsi ancora a suo agio nel “porto protetto dell’infanzia” ma ancora troppo lontano dalle certezze e sicurezze del mondo virile.
Ivi Compton – Burnett scrisse: “ Non siamo mai tanto diversi dagli altri quanto crediamo o dovremmo”. Riuscirà Agostino a trovare un suo equilibrio? Riuscirà a comprendere il mondo che lo circonda? Probabilmente si, perché a volte “capire” coincide con “crescere” e i periodi di transizione sono sempre molto difficili. Ma d’altronde difficile non vuol dire impossibile.