Mi piacerebbe
accostare le parole,
come fa il mare
con i ciottoli sul bagnasciuga.
Prima le faccio cozzare.
Poi le rendo lisce e piacevoli.
E infine le disperdo in un ordine
che è distratto e perfetto.
Un disordine tonale di forme
che si accoppiano
sempre simili e differenti.
Adagiate in un incantesimo bagnato
di rotondità e distrazione,
immerse in una liquida variabile,
si smussano compiacenti.
Nel fruscìo della risacca
scricchiolano gorgogliando
e, al ritmo della schiuma,
capriolano al loro nuovo posto.
Microtrasloco mormorante.
Sdrucciolo. Epico. Strabiliante.
Un viaggio impercettibile ed infinito.
Una folla in fermento
di sassolini fissi e stupefatti,
frementi nella fatale attesa
di una perenne onda nuova.
Simbolo salato del loro destino.
Ma non sono il mare.
Al massimo uno sputo.
O forse una pisciata…