C’è in questo saggio di Camus qualcosa di estremamente attuale. C’è la Politica prima di tutto, così come nella sua vita e nella vita di ogni uomo. Ma Camus non è un ideologo politico e probabilmente non è mai stato un uomo politico. Allora la lettura dell’opera venne fatta con un certo ardore e tanta passione, e venne ritenuta come la definitiva nelle sedi dei partiti, cioè da suscitare inequivocabilmente solo un interesse propriamente politico. Ma L’uomo in rivolta contiene davvero un messaggio? Certo, assolutamente, ma solo nella posizione in cui per messaggio non si intenda solo quello ideologico-politico.
L’uomo in rivolta, pubblicata nel 1951, rappresenta la migliore formulazione teoretica sulla rivoluzione concepita dall’artista premio Nobel franco-algerino, sancendo definitivamente la rottura tra Camus e Sartre e provocando una profonda scissione nell’avanguardia intellettuale francese del periodo.
Il titolo fa pensare ad un grandioso manifesto, qualcosa che getta le basi per una nuova etica che rimpiazzerà le vecchie leggi. Ma l’opera di Camus non ambisce ad essere appendice dell’epoca moderna, né di un certo prometeismo o di idee superoistiche tardo-romantiche. È un libro ribelle e sfrontato, certo, ma solo fino a un certo punto e non sfiora minimamente la blasfemia.
È un’opera densa, ricca di nozioni e non tradisce l’ottima preparazione filosofica dell’autore, ma più che un manuale per rivoltosi è sicuramente un lungo ed energico trattato storico-politico. In molti hanno visto l’autore come un affascinate storico della rivolta, nonostante abbia tralasciato molte cose in sospeso che pretendevano un’analisi più delicata e approfondita, ma Camus è stato un grande scrittore e a modo suo un grande poeta in prosa, con uno stile ardente e sempre teso, ricco di suggestioni e forte di una certa erudizione.
Nel Mito di Sisifo, altra sua celebre creatura letteraria, Camus spiega l’assurdo calandosi in particolar modo nell’epoca contemporanea, mentre ne L’uomo in rivolta abbiamo la storia della rivolta umana fin dalle origini, che per lo scrittore coincidono con l’antica Grecia. Da qui una serie di schematizzazioni storiografiche, come quando affronta il concetto di natura nella filosofia arcaica per poi passare a quello di storia tanto in voga nell’epoca moderna, in cui il naturalismo socratico della ragione viene fatto fuori dal Cristianesimo e dal pensiero hegeliano-marxista. Con grande forza evocativa è riuscito a riesumare tanti luoghi quante figure a lui molto care o che lo hanno ossessionato per una vita come la Rivoluzione Francese e i due massimi esponenti della rivolta, Rousseau e Robespierre, il processo di Luigi XVI, i nichilisti russi, Nietzsche, il Fascismo, Hitler e il Nazismo, il Marxismo e il Socialismo, il sindacalismo rivoluzionario e l’anarchia, ecc. ecc., mentre si sguazza tra felici e notevoli analisi su Sade, Rimbaud, i surrealisti e tanto altro ancora. Tutto questo smanioso ma anche elegante accanirsi sui movimenti culturali francesi, di un secolo circa, fa dell’opera un misto di riflessioni su politica, letteratura, filosofia, storia e attualità.
Ciò che fa peculiare l’opera di Camus, però, è l’assiologia che sottende la struttura che lui stesso ha creato ma che all’esterno sembra tutt’altro. Il messaggio di Camus sembra a tutti gli effetti ontologico, cioè esistenzialista. Il ribelle, spinto dal valore che noi tutti dovremmo avere in comune della natura umana, si solleva contro ogni forma d’ingiustizia, creando il valore della solidarietà. In tutta l’opera si avverte il grande entusiasmo che Camus nutre nell’essere uomini, nei confronti della natura e del mondo. Al contempo, nutre un viscerale terrore per la Storia, di un divenire che corrode i contorni, distrugge le forme e polverizza ogni traccia dell’operato umano.
La filosofia della rivolta è un modo per scardinare i limiti, è una filosofia del possibile e del rischio calcolato. Il rivoltoso conosce il bene assoluto, ma se questo bene potesse davvero realizzarsi non avrebbe più alcuna ragione d’esistere. Allora dovrà insorgere, combattere ogni giorno la sua personalissima battaglia personale. La frontiera del male è la sua stessa vita e quel grande valore che lo spinge, che lo fa muovere ogni sacrosanto giorno è sempre in pericolo.