Un colpo di fulmine può evolversi in due maniere molto diverse tra loro. Può accadere che chi ci ha stregato confermi poi, con il tempo, quelle caratteristiche che gli abbiamo attribuito al primo sguardo, oppure può succedere che l’oggetto repentinamente amato si riveli poi lontanissimo da ciò che desidereremmo trovare in un compagno. È un lampo, una piccola fiamma che, se non trova qualcosa di combustibile sulla sua strada, si spegne in fretta, bruciando intensamente ma brevemente.
Quando ho letto “L’amica geniale” senza dubbio ho sentito quel fulmine scagliarmisi addosso, accendermi una passione fortissima, ho divorato le pagine come in preda a un innamoramento improvviso che non mi lasciava libera, ho letto tutto, in fretta, vivendo con fastidio ogni singola volta che dovevo chiuderne le pagine. Terminato il libro, sapendo dal principio che avrebbe avuto non uno, ma addirittura due seguiti, è cominciata l’attesa.
All’amore cieco si è sostituita l’aspettativa, al bisogno di non perdere tempo e di arrivare il più velocemente possibile alla fine della storia si è sostituito il desiderio per il nuovo incontro. Proprio come dopo la conoscenza di qualcuno di cui si sente immediatamente di potersi innamorare e col quale ci si dà un appuntamento, programmato stavolta, sapendo chi si incontrerà. Quell’incontro, quel primo appuntamento è arrivato con “Storia del nuovo cognome”.
Sono di nuovo con me, Lenù e Lila, diminutivi di Elena (chissà se il motivo di questa omonimia si rivelerà nel terzo romanzo della serie) e Raffaella. Le ritrovo subito dopo il matrimonio di Lila e, come se non mi avessero mai lasciata, vengo nuovamente inghiottita, letteralmente fagocitata dalla loro storia, dalla storia del cuore della mia terra, che è la stessa loro. Lila, sposa adolescente, vede il suo matrimonio finire prima ancora che sia finito il giorno delle nozze. Circondata da quelli che lei stessa definisce uomini “e’merd” si confronta con una realtà fatta di piccole volgarità, affari loschi ed un quartiere che la avvolge con le sue spire di miseria e camorra, lei che da bambina aveva scritto splendidamente quello che era quasi un romanzo. Elena, che in quello stesso quartiere ci è nata, vive uno straniamento, studia e questo la allontana perfino dai suoi fratelli piccoli; eppure lei non sarà mai come quelle ragazze nate in una famiglia “perbene”, come la figlia della professoressa Oliviero. Come un apolide senza patria, non appartiene più ad alcun luogo. Le due ragazze, legate l’una all’altra da un filo indissolubile per quanto lungo, vivono in modo diverso una smaterializzazione, una “smarginatura”, come se per affermarsi ed esistere dovessero prima distruggersi e sparire. Questo però è un processo rischioso, può anche accadere che poi non si sia più capaci di trovare tutti i pezzi del proprio puzzle, seminati lontani dalla propria casa, in un’università del nord, in un piccolo appartamento con un uomo che non è il proprio marito ma che è il padre del proprio figlio, o persino nel proprio quartiere, nella casa dove si è nati, alla ricerca di non si sa cosa e non si sa chi, specchiandosi negli occhi di qualcuno che è sempre stato il proprio alter ego, fin dall’infanzia.
Sembra un libro non riletto questo, nel senso migliore dell’espressione. Sembra il frutto di un talento che tracima dagli argini di un fiume impetuoso, come l’ardore d’un amante a lungo atteso. Il linguaggio spontaneo ed intenso sembra il frutto d’un racconto a tu per tu: ci vuole un notevole sforzo a convincersi che questa non sia una storia vera, e chissà se tale sforzo sia poi necessario…
In questo secondo libro della trilogia “l’autrice che non c’è” abbandona qualcosa del primo, acquistando però al contempo altro, lascia un po’ di dialetto e misura per acquisire forza ed intensità.
Avevo con questo libro un “primo appuntamento”, l’ho atteso e gustato emozionata, non mi resta che attendere il terzo con la paura tipica di chi si chiede se funzionerà. Un colpo di fulmine tramutatosi in una relazione, bisogna però aspettare il terzo per sapere se questo sarà davvero un grande amore.