Questa poesia potrebbe sapere di stantìo, di vecchio, di superato; be’, in tal caso io mi farò alfiere e difensore di tale anacronismo, sarò il cavaliere dell’antiquato.
In fondo però, anche sotto la mia armatura di latta, so bene che tutti crediamo ancora un po’ nell’amore, quello che il tempo non porta via, quello che non si trova nelle canzoni pop, quello che l’uomo e l’artista non prevede, quello che inventiamo noi.
Forse, cari miei, tale concetto non è davvero un sogno, un’utopia nascosta nello scaffale alto e scomodo del ripostiglio; ed anche nel caso in cui mi sbagliassi, voglio sognare per sempre.
Da dentro mi divori, ma sono io, guardami:
il mio “esisto” sei Tu,
ieri bellissima, oggi molto più per me.
Sono sempre io, guardami.
Nel mio più chiuso freddo scompaio,
la mia anima strizza gli occhi, li preme, fanno male,
scompare piano, prendila!
E vorrebbe esplodere… implode.
Gonfio della ferma rabbia che mi prende,
gli occhi vuoti, i pensieri relitto del tuo essere.
Ieri Re, oggi schiavo,
m’illusi d’avere Amore
ma egli fu, infame, meraviglioso,
dolce seduttore a regnare su me.
Non so quanto tutto questo abbia più senso … spero molto.