Le strade sono diverse.
Nell’unicità di mille facce asfaltate posso riconoscere l’handicap del cristiano. Ululati di conigli, narcolettici che preferiscono il centro del tracciato, movimenti di nuvole (verso destra); sfregiati pali del telefono che aprono le porte al canto degli incidenti.
Le strade sono casa mia.
Scorticati agnelli fuggiti dal branco, cani da pastore con il sole nell’occhio rattoppato. Le lepri che muggiscono e le mucche che emettono i grugniti dei porci. La vegetazione attornia le strade, gli uccelli, tutti, gracchiano. Non so come sono da come è fatta una strada. So cos’ero. So cos’ero in un cielo sopra la strada. So cos’ero nel frumento secco e feroce. So cos’ero quando un coniglio mi fissa, ha le orbite rosse. So che lo sanno anche le chiese piccole ai lati della strada, i finocchi selvatici impastatisi nella mia bocca. Nulla potrà mai aggiustarsi. Il carcere è una strada, nessuno sa di camminarci in un carcere. La vita eterna è la strada, la narcolessia l’avvicinamento ad essa.
Attraverso le strade la distruzione è vicina, le scimmie si nascondono tra i cespugli. Forse anche Cristo, con le scimmie. Io raccolgo asparagi, vaccaredde, babbaluci, disconosco l’italiano ma le strade, e il sangue nelle vene delle strade siciliane, li assaggio.
Io assaggio le strade.
Questa strada siciliana non finirà mai.
Amen