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Il dottor Carlen.

 

 

Il dottor Carlen era convinto che gli uffici aeroportuali della dogana fossero il miglior posto al mondo. Soprattutto quelli italiani. L’odore della sala d’attesa, l’idea di partire da un momento all’altro, gli trasmettevano un senso di temporaneità di cui aveva assolutamente bisogno per vivere. Trovava che quell’atmosfera fosse particolarmente piacevole. Fino al giorno in cui un agente doganale, con un’espressione torva, gli intimò di seguirlo.

Apra la sua valigia. Il dottor Carlen lo fece senza esitazioni, avrebbe fatto qualunque cosa pur di uscire dallo stanzino grigio e umido in cui si era ritrovato.

Ma non immaginava che nella sua valigia ci fosse il corpo di un uomo, con una divisa da marinaio. La divisa era bianca e perfettamente pulita nonostante il corpo fosse privo di testa. Era il pasticcio più grande in cui si fosse mai trovato e il bello era che non ne sapeva nulla. Fu questa la prima cosa che disse, e lo disse con una sicurezza tale da meravigliare perfino se stesso e forse anche l’agente che sembrava ascoltarlo con un certo interesse.

C’è un uomo decapitato nella sua valigia e lei non ne sa nulla? Mi dia le sue generalità e un documento.

L’agente alzò il sopracciglio, evidentemente non credeva a una sola parola di quello che aveva sentito. E non ci credeva più neanche il dott. Carlen. Era circondato dal vuoto e per non sprofondare nel baratro degli abissi, da ottimista qual era preferì pensare che fosse solo un brutto sogno. Ma questo lo rassicurò solo per un momento. Quando mostrò la carta d’identità l’agente cominciò ad agitarsi vistosamente.

Allora? Mi spieghi tutto questo. Lei rischia di essere arrestato per omicidio. E’ un medico? Cos’è, un esperimento?

Non ne so nulla. Qualcuno probabilmente ha sostituito la mia valigia. Io non portavo un cadavere.

La mia valigia conteneva altro: abiti, scarpe e i regali da portare in America. E la tesi della mia borsa di studio. Perché ho appena concluso una borsa di studio per la specializzazione in anestesia all’ospedale di Como.

Sembrava che il dottor Carlen, nonostante tutto, continuasse a mantenere la calma. Ma probabilmente la cosa non dipendeva tanto dal suo stato d’animo, quanto dalla sua capacità straordinaria di avere un tono di voce impassibile a qualsiasi emozione. Il tono di voce che dovrebbe avere un buon dottore per evitare allarmismi al paziente.

Se non mi dice la verità, prima che vengano completate le indagini sul cadavere, la terrò in stato di fermo e poi chiederò l’arresto al giudice.

Il dottor Carlen non rispose.

Allora ? Vuol parlare ?

L’agente si toccò i baffi, la sua pancia in sovrappeso sfiorò il cassetto aperto della scrivania pieno di penne, elastici e altre cose inutili. Il dottor Carlen non rispose, aveva le idee piuttosto confuse. La sera prima era andato a cena con i suoi colleghi italiani in una trattoria sul lago di Como e non aveva portato con sé la valigia che aveva lasciato al deposito bagagli dell’albergo.

E se, ubriaco com’era, al ritorno l’avesse confusa con quella di un altro cliente?

In fondo era una semplice valigia di pelle nera, senza marchio, simile ad altre mille. Come aveva fatto a non rendersi conto di nulla ? Come aveva fatto a non avvertire il peso della valigia? Un uomo morto in una valigia si sente, eccome.

Se fosse stato il portiere dell’albergo? Nutriva una profonda antipatia per quell’uomo, lo considerava uno smidollato capace di tutto. Lo aveva detestato sin dall’inizio, non si era mai fidato di lui. Avrebbe potuto fare una cosa del genere per vendetta, per via di quella volta in cui il dottore si era divertito a far scattare l’allarme antincendio dell’Hotel in piena notte, con tutte le conseguenze del caso.

E se, invece, ubriaco com’era, lo avesse veramente ucciso lui quel marinaio? Senza rendersene conto. Quando beveva la sua memoria si azzerava. Il dottor Carlen non amava il mare e ancor meno i marinai. Il suo odio si fondava su un motivo ben preciso: avrebbe voluto fare il marinaio ma il padre glielo aveva sempre impedito. Diceva che era un lavoro da irresponsabili, da vigliacchi.

Si va in mezzo al mare per non tenere i piedi per terra, è facile la vita così. Il medico è un buon lavoro, altro che chiacchiere!

Altro che chiacchiere era un intercalare che il padre aveva sempre usato, per qualunque cosa e in qualunque circostanza. Chissà perché al dottor Carlen  venne da dire altro che chiacchiere !

L’agente si infuriò davanti a quella frase. Ma come si permette! Crede che sia qui a perdere tempo ?

Il dottor Carlen scoppiò in una risata isterica. E continuò a ridere. Non riusciva più a fermarsi. non sapeva come uscirne. Eppure non gli veniva da piangere, ma da ridere.

Adesso basta questo è troppo. L’agente scaraventò per aria con la forza di un pugno le carte sulla scrivania.

Il dottor continuava a ridere disperatamente Aveva capito di essere arrivato ad un bivio. E il bivio implica una decisione immediata. O il dottor Carlen continuava a dire la verità affermando fino alla nausea di non aver ucciso il marinaio oppure diceva esattamente il contrario. Ma doveva pur dire qualcosa. Era necessario.

La sola cosa desiderava che di più in quel momento era uscire da quella stanza, a qualunque costo. Era certo che fino a quando non avrebbe confessato l’agente non l’avrebbe lasciato andare. E scelse, una volta e per tutte, di uscire da là dentro.

Sì, l’ho ucciso io, gridò, con il machete. Era entrato in albergo. Ho finto di essere il direttore, con una scusa l’ho portato negli uffici e gli ho mozzato la testa con un solo colpo. Il resto è venuto da sé.

L’agente tirò un sospiro di sollievo. Aveva promesso al suo superiore di risolvere il caso entro fine giornata. Se le cose non fossero andate così rischiava seriamente di perdere il posto.

Era da tempo che non assolveva come si deve ai suoi doveri, del resto, la separazione dalla moglie lo aveva schiantato.

Si stiracchiò come faceva quando sentiva le sue preoccupazioni sciogliersi. Pensò che quel maledetto marinaio avesse avuto la fine che meritava. Un marinaio di prima accademia appena ventenne non poteva continuare a portarsi a letto sua moglie Amanda. Se lo aveva sopportato durante il matrimonio, non poteva continuare a sopportarlo ancora adesso, nonostante la separazione.

Erano le sei della sera prima quando lo aveva visto incamminarsi verso casa di Amanda.

Lo aveva seguito.

Il viale era desolato e buio e lui non ci aveva messo nulla a colpirlo.

Il resto effettivamente era venuto da sé.

Il resto era nella valigia di un dottore americano con l’abitudine di andare in giro per gli uffici doganali.