Era stato in quel momento che Maurizio aveva smesso di chiedersi cosa volesse dire “noi” a Crabas.
Non era un pronome come negli altri posti, ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo condiviso si declinava così, al presente plurale”
Nasce con la descrizione di un legame che sovrasta i rapporti di sangue, il nuovo racconto di Michela Murgia, che del gioco tra bambini, di quei taciti patti di “fratellanza”stabiliti senza regole precise, si serve per scavare più a fondo nei meandri di un paesino della Sardegna, Crabas.
E lo fa a modo suo, con quelle parole dosate accuratamente, come gli ingredienti segreti di una ricetta tramandata solo a chi può comprenderne il sapore.
Maurizio ha dieci anni, e ogni estate si trasferisce dai nonni nel paese di Crabas.
Con l’occhio di uno “straniero” catapultato in un mondo lontano, Maurizio studia, affascinato, le indecifrabili dinamiche che muovono i fili delle relazioni tra i cittadini, ansioso di abbandonare quella sensazione di “unicità” che l’essere senza fratelli gli ha dato, per lasciarsi abbracciare dal “noi”.
Così diventa parte di una nuova famiglia, in cui il patto di sangue si suggella con l’appartenenza al Santo, nei rituali Cristiani che stabiliscono per sempre i confini che ti spettano.
Con sottile ironia, Murgia disegna i tratti di una cittadina in subbuglio alla notizia della nascita di una nuova Chiesa, di un nuovo Santo contro cui combattere.
In lotta per ristabilire, come in una Crociata, i limiti di appartenenza, gli abitanti di Crabas ci mostrano come dietro ogni “noi” si nasconda, in fondo, il retro oscuro della medaglia, il “Loro”, il contrapposto che riflette “quello che noi non siamo”.
Il presente plurale è il vero Incontro. Perché in quel “Non siamo gente che si arrende”, in quel “Se abbiamo paura”, c’è tutto un Universo sottinteso.
Ci sono i confini che segnano indelebili un’identità piuttosto che un’altra, che ti assegnano una terra piuttosto che un’altra.
Solo il gioco può insinuarsi nelle viscere della complessa meccanica di queste leggi, che la complicità data da una battaglia contro i topi nessun Santo la può superare.
“L’Incontro” è un romanzo breve, ma immergersi tra le righe di Michela Murgia dà sempre la sensazione di essersi tuffati in un mondo lontano, incomprensibile e assolutamente suggestivo.