Celebre autore di poesie e romanzi, Rudyard Kipling nacque in India nel 1865. Apprezzato dai bambini di tutte le generazioni e di tutto il mondo per le pubblicazioni dei due Libri delle giungla e dei due romanzi Capitani coraggiosi e Kim. Nella prima guerra mondiale perse il figlio e con questo anche lo spirito fantasioso con cui scriveva racconti. Questa perdita gli lasciò solo una visione pessimistica della vita, intrisa di inquietudini e tensioni. È proprio in questo momento così tormentato della sua vita che scriverà una delle poesie, dedicate al figlio, tra le più commoventi e toccanti….“Se…”
“[…]Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori […]”
Una poesia che vuole insegnare a distinguere tra le scelte giuste e quelle sbagliate. Una poesia che consiglia e che mostra il giusto modo di affrontare la vita. Un padre-poeta che tramite queste parole si rivolge a un figlio ormai perduto. A quel figlio a cui avrebbe voluto tenere la mano in questo difficile percorso che è la vita e che invece la beffarda morte gli portò via. Come in una partita a scacchi tra vita e morte dove non sempre il risultato finale è quello aspettato.
Dove non sempre il Trionfo ti esalta e la Rovina ti abbatte. Una poesia che insegna a trovare il giusto equilibrio nella vita e a dare importanza anche alle piccole cose.
“[…]Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro! […]”
Una poesia che ti aiuta a rialzarti quando le forze ti vengono a mancare, ti senti esausto e non ce la fai ad andare avanti. Un padre che ti mostra come le sconfitte siano possibili nella vita di un uomo ma non siano determinati…un fallimento può deludere ma non deve fermare, può ferire ma non può impedire di sperare ancora.
“[…]Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;” Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio!
Un padre che insegna l’umiltà e una poesia che insegna anche a perdonare chi ci ha ferito. Un perdono incondizionato sia nei confronti dell’amico traditore sia nei confronti del nemico ingannatore. Una ferita rimane indelebile sulla pelle e nel cuore ma poi si rimargina e rimane solo il ricordo. Si cresce sugli errori e da essi si impara e ci si migliora. Il poeta termina la poesia dicendo che solo se si riesce a raggiungere tale equilibrio e a crescere secondo questi valori e virtù allora “sarà un uomo”. Un uomo che nell’animo ha raggiunto la giusta consapevolezza, che attraverso l’esperienza è maturato, che attraverso i dolori si è rafforzato e che attraverso le delusioni ha ritrovato i sogni. Un uomo con la “ U” maiuscola. In queste parole, in questa poesia, la malinconia di un padre che quell’Uomo lo perse in guerra.
Novalis diceva che “divenire un uomo è un’arte”e probabilmente anche uno dei compiti più difficili per l’essere umano: essere uomo anche nell’anima e nella mente.