Chourmo in provenzale, la ciurma, i rematori della galera. A Marsiglia le galere le conosciamo bene. Non c’è bisogno di aver ucciso padre e madre per finirci dentro, come secoli fa. No, oggi basta soltanto essere giovane, immigrato o non.”
Chourmo è il secondo romanzo della trilogia che Izzo dedica alla sua città, Marsiglia (Casino Totale, è il primo. Solea, il terzo). E del gusto di Marsiglia, del sapore Mediterraneo che viene dal mare, dal porto, è imbevuta ogni riga.
Della sua città Izzo non ha pietà, si immerge fino al collo nel fango in cui la malavita che la governa sguazza, fino a farci sentire l’odore della corruzione, del degrado.
Niente viene lasciato al caso, e la linea del suo discorso si traccia fin dal principio, da quella dedica ad Ibrahim Ali, ammazzato il 24 Febbraio 1995, nei quartieri nord di Marsiglia, per mano dei seguaci del Front National di Jean-Marie Le Pen.
Dietro il “noir mediterraneo”, si nasconde, infatti, una denuncia precisa contro i nazionalismi e i giochi di potere politico che cercano, nella miseria e nelle vite senza scopo di giovani abbandonati, i futuri martiri destinati a salvare i confini francesi dall’invasione dei “meticci”.
Guitou e Naima -italiano lui e araba lei- sono due ragazzi innamorati, che si incontrano come due fuggitivi in un appartamento prestato loro da un amico. Dopo la loro prima notte d’amore, Guitou avverte un rumore, si alza per aprire la porta, solleva lo sguardo dritto verso il suo assassino, uno sparo e “il gusto del sangue in bocca”.
Sarà Fabio Montale, poliziotto ormai in pensione di origine italiana, ad occuparsi del suo caso, spinto dalla richiesta disperata della bellissima cugina e madre di Guitou, Gélou, dallo sguardo seducente come Claudia Cardinale.
Il caso porterà l’ex-poliziotto a testimoniare l’assassinio di un altro conoscente. Un amico questa volta, Serge, la cui morte porrà Fabio davanti ad una riflessione più profonda non solo dei legami tra le mafie della città, ma sulla sua stessa vita.
La storia di Guitou e Naima, “Romeo e Giulietta” in chiave razziale, è il punto di partenza da cui si dipana il fitto intreccio di vecchi e nuovi omicidi, tenuti insieme dall’intolleranza e dalle divisioni religiose.
La trama a volte appare eccessivamente intricata, distratta a tratti dai ricordi di Montale che si legano alla storia conferendogli un sapore forzatamente malinconico.
Il gioco di Montale, “poliziotto buono”, che lotta da solo contro un potere occulto, può sembrare a volte banale, ma non sposta mai l’attenzione dalla vera protagonista del racconto: la politica.
La nuova politica almeno, quella che Izzo osserva strisciare tra le strade malfamate della sua Marsiglia, in una forzata convivenza tra etnie diverse che non possono condividere altro che la povertà.
I suoi quartieri sono luogo natale di politiche neo-fasciste e fortemente nazionaliste, pronte ad esplodere da un momento all’altro.
“Chourmo” è questo, lo spirito della comunità, la voglia di rinascere, di “immischiarsi”- come si dice a Marsiglia- e rinascere insieme dalle macerie, la speranza di riuscire a tenere legati i tasselli del puzzle.